Roma – Il rigore di bilancio rimane il bersaglio grosso del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, anche a migliaia di chilometri di distanza. L’ultimo attacco è arrivato dall’Argentina, dove si trova in visita ufficiale. Parlando agli studenti della facoltà di economia dell’Università di Buenos Aires, Renzi ha puntato il dito contro “l’austerità eccessiva”, colpevole di aver “portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro” e di aver “messo a rischio il futuro dei giovani”.
A suffragio della propria tesi, il premier è tornato a richiamare l’esempio degli Stati uniti. La guida del presidente Barack Obama, utilizzando la leva degli investimenti pubblici, ha fatto sì che gli Usa siano riusciti a ripartire prima e più in fretta dell’Ue che invece ha puntato tutto sul risanamento dei conti, con il risultato che “la crescita si è fermata e la disoccupazione si è fatta sentire”.
Adesso, l’Europa “ha bisogno di scrollarsi di dosso la polvere del passato”, ha sottolineato il capo dell’esecutivo, secondo il quale “servono risposte coraggiose e il nostro governo ci sta provando con tenacia e dedizione”. Scontrandosi però con la Commissione europea, guardiana dei conti in ordine. Renzi ammette che “l’Italia deve tenere sotto controllo il debito pubblico e i conti, ma questo vale per tutti i Paesi”. Stoccatina a chi sfora i parametri, in un modo o nell’altro, come Francia, Spagna, Regno unito e la stessa Germania. Una volta “detto ciò e fatte le riforme”, secondo l’inquilino di Palazzo Chigi, dobbiamo “poter essere padroni del nostro futuro, senza imposizioni dall’esterno”.
Anche davanti all’emergenza immigrazione, secondo Renzi, “negli ultimi mesi l’Europa è stata ferma”, mentre “alcuni paesi hanno eretto muri”. Il premier è tornato a ripetere che “i muri vanno abbattuti e non alzati, altrimenti si perde lo spirito dell’Ue”. E “di fronte a un uomo che scappa dalla guerra – ha insistito il presidente del Consiglio – prima di preoccuparsi delle regole c’è il dovere dell’accoglienza”.