Bruxelles – L’Unione europea ha deciso di porre fine alle sanzioni contro la Bielorussia e il suo presidente Aleksandr Lukashenko. Le sanzioni erano già state temporaneamente sospeso per 4 mesi lo scorso ottobre, ma ora il Consiglio Affari esteri ha deciso definitivamente di non rinnovare il congelamento dei beni e il divieto di ingresso nell’Ue nei confronti di 170 persone e tre entità. Rinnovati invece per un anno l’embargo sulle armi e le misure restrittive per quattro persone “collegate con il caso irrisolto della scomparsa di due politici dell’opposizione”, si legge nelle conclusioni.
Il Consiglio afferma di essere “preoccupato” per “la situazione dei diritti umani” e “condanna l’applicazione della pena di morte”, di cui chiede una moratoria, ma riconosce “i progressi fatti negli ultimi due anni”, e tra questi la “partecipazione proattiva” alla Partnership orientale, il riavvio del dialogo con l’Ue sui diritti umani, la cooperazione nell’armonizzazione del mercato digitale, gli sforzi fatti per cercare di risolvere la crisi in Ucraina ospitando le conferenze di Minsk, l’avvio dei negoziati per la facilitazione dei visti e il rilascio di tutti i prigionieri politici compiuto il 22 agosto 2015.
“Esiste una situazione che sta indicando una tendenza positiva sul campo, vogliamo sostenerla e incoraggiarla”, anche se “non è tutto perfetto”, ha dichiarato l’Alto rappresentante Federica Mogherini. “Serve un impegno critico”, perché “con queste decisioni non riconosciamo che la situazione è improvvisamente passata dal nero al rosa”, ma “negli ultimi anni abbiamo visto passi incoraggianti”, anche se “la strada è ancora lunga”.
Quest’anno nel Paese sono previste le elezioni parlamentari, un altro appuntamento critico secondo l’Ue che chiede per questo il Consiglio chiede al Paese di seguire le raccomandazioni dell’Ocse.