Bruxelles – La ripresa europea procede lentamente (ma per motivi endogeni), e ad aumentare l’incertezza sul futuro c’è il fatto che il punto focale del domani è nelle performance delle economie emergenti. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi intervenendo questo pomeriggio in un dibattito alla Commissione per gli Affari economici del Parlamento europeo, a Bruxelles, nella quale ha rivendicato che “circa la metà della ripresa degli ultimi due anni è stata dovuta alla nostra, unica, politica di stimolo. L’altra metà della crescita del Pil della zona euro è stata dovuta al basso prezzo del petrolio”.
“La ripresa avanza a passo moderato – ha spiegato Draghi – sostenuta in particolare da azioni di politica monetaria e dai bassi prezzi dell’energia”. Gli investimenti, ha sottolineato, “restano deboli”. Dunque una ripresa che è sostenuta non dall’economia “in se”, ma da fattori esterni, come le politiche della Bce, delle banche centrali e dal calo del prezzo del petrolio. Il sistema resta debole, e ad esempio un settore importante nell’industria europe, come quello dell’edilizia “non mostra ancora segni di ripresa”.
La Bce, “è pronta a fare la sua parte – ribadisce il suo presidente – e a marzo siamo pronti a un riesame della politica monetaria”. I sostanza i banchieri centrali europei valuteranno gli effetti della bassa inflazione dai diversi punti di vista delle commodities, del petrolio, dei salari e dei prezzi, e poi sugli impulsi monetari da parte delle banche. “Se si presenterà un rischio negativo da anche uno solo di questi aspetti sulla stabilità dei prezzi allora interverremo”, ha annunciato Draghi.
Allargando lo sguardo emerge che “sono le economie emergenti il punto focale dell’incertezza”, ha spiegato Draghi, secondo il quale i crolli delle borse nelle ultime settimane “riflettono l’elevata sensibilità del settore a prospettive economiche più deboli del previsto e riflette anche i timori che alcune parti del settore bancario siano esposte a rischio nei settori della produzione di materie prime”.
Sulla questione disoccupazione Draghi ha spiegato che nella Zona euro “sia attorno al 6-7 per cento, non siamo lontani dai livelli di prima della crisi, dunque è chiaro che ci sono problemi strutturali”, che vanno affrontati, ha ribadito “realizzando le riforme necessarie”.
Secondo il presidente della Bce, “il sistema bancario ora è diverso che nel 2012, hanno rafforzato la loro situazione dal lato del capitale, il rapporto con l’indebitamento è migliorato, ed ora sono più resistenti alla crisi”. Per quanto riguarda i prestiti in sofferenza “bisogna intervenire – ha confermato Draghi – e lo si farà a tempo debito”. Per quanto riguarda le verifiche sulle banche italiane, rispondendo ad una domanda il presidente della Bce ha sostenuto che “non c’è stato nessun trattamento preferenziale”, anche perché per far sì che il sistema funzioni “serve coerenza” in tutta la Zona euro. Inoltre, rispondendo ad una domanda, Draghi ha detto che “non c’è nessun negoziato con l’Italia sull’acquisto di sofferenze” delle banche, “non stiamo comprando assolutamente niente”.
Infine Draghi è stato interpellato anche sulla questione dell’informazione ai risparmiatori circa il rischi legati a certi titoli di investimento “Si fa presto a dire che il risparmiatore deve capire il rischio” contenuto in alcuni tipi di titoli, ha detto Draghi. “Bisogna aiutare le persone a capire i rischi, e per questo serve trasparenza da parte delle banche e informazione ai risparmiatori”.