Roma – “Non abbiamo bisogno di perdere pezzi” nell’Unione europea. Al contrario, bisogna “completarla con i pezzi politici che mancano”. Il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, spiega così la posizione del governo italiano sull’ipotesi di uscita del Regno unito dall’Ue. In audizione davanti alla commissione Politiche europee del Senato, l’esponente dell’esecutivo sottolinea che l’Italia sta “lavorando per raggiungere un accordo a 28” sul negoziato con Londra per evitare la Brexit.
Al contempo, però, il nostro esecutivo vuole proseguire il percorso di integrazione europea. E “se c’è un formato possibile da cui bisogna partire” per farlo, indica, “è la Zona Euro. Inventarsi qualunque altro nuovo formato sarebbe controproducente”. Per l’esponente del governo, perseguire il rafforzamento dei legami tra gli Stati Euro non è in contraddizione con la volontà di tenere il Regno unito dentro l’Ue allentandone un po’ i vincoli.
Anzi, è lo stesso governo d’Oltre Manica ad aver “dichiarato più volte che è interesse dei britannici un approfondimento dell’Unione economica e monetaria, anche se non ne fanno parte”. Per questo, ritiene Gozi, il referendum sulla Brexit diventa l’occasione per rafforzare l’integrazione tra i Paesi della moneta unica.
Il Regno unito chiede “di mettere nero su bianco che non sarà chiamato a partecipare a interventi, in caso di necessità, per sostenere paesi in crisi della Zona euro”, indica il sottosegretario. “Per diversi aspetti già non sono tenuti a farlo”, precisa, “ma se vogliono chiarirlo, immagino più per una questione di politica interna, chiariamolo”, aggiunge.
Una volta trovato l’accordo e superato “il referendum che probabilmente si terrà il 23 maggio, o comunque dovrebbe essere entro la fine di maggio”, annuncia il titolare degli Affari europei, “dovremmo approfittare per approfondire l’integrazione nella Zona euro”. Un processo che, anche sulla scorta del rapporto dei 5 presidenti, è previsto per il 2017, “ma non possiamo perdere un anno senza fare nulla”, avverte Gozi. Bisogna arrivare a quella scadenza “con il terreno più preparato possibile”, sostiene, ed è per questo che l’Italia sta promuovendo già da adesso il dibattito sulla riforma della governance dell’Eurozona e sulla riforma dei Trattati europei.