Roma – La vecchia proposta della Commissione europea sul ciclo dei rifiuti “era sbilanciata” sullo smaltimento, “invece l’economia circolare deve comprendere tutto il ciclo vitale dei prodotti, inclusa la fase di progettazione”. Lo dice Simona Bonafè, europarlamentare della commissione Ambiente (Envi) e relatrice del nuovo pacchetto attualmente in esame al Parlamento europeo, giudicato comunque “debole” dall’esponente del Pd. Per questo, in audizione davanti ai senatori delle commissioni Ambiente e Lavori pubblici, garantisce che a Strasburgo ci saranno interventi per “rimediare” alle criticità.
“L’anello debole” del pacchetto sull’economia circolare, spiega Bonafè, “è la prevenzione”. Sulla riduzione dei rifiuti a monte, prosegue, “è previsto troppo poco, generiche azioni non vincolanti” che rappresentano “un punto di debolezza”. Inoltre, denuncia, “non è previsto niente sullo spreco di cibo”, se non “una generica affermazione”. Carente è anche la parte che riguarda “il mercato delle materie prime secondarie e la loro definizione con tutti gli annessi e connessi”.
La deputata europea annuncia che la sua relazione sarà pronta ad aprile, in modo da consentire al Parlamento europeo di essere pronto a tornare al confronto con la Commissione a novembre, periodo in cui l’eurodeputata auspica siano pronte anche le proposte del Consiglio europeo.
Tra le correzioni che verranno proposte agli altri due attori del trilogo, Strasburgo indicherà di fissare al 70% il limite minimo di riciclo per i rifiuti solidi urbani, e al 75% quello per gli imballaggi. Obiettivi da raggiungere entro il 2030. Poi verrà trattata la questione “della raccolta obbligatoria dell’umido – assicura – sulla quale in Italia abbiamo esempi virtuosi”.
“Ci saranno finalmente i requisiti minimi della responsabilità estesa del produttore”, promette ancora, e “saranno previste ricompense a chi produce con materiali verdi o incoraggia il riciclo”. Bonafè sottolinea che “la proposta apre a una serie di finanziamenti con fondi ad hoc in Horizon 2020, che è il canale della ricerca”, e ricorda che per le infrastrutture ci saranno dei finanziamenti e “una proroga di 5 anni per quei Paesi dell’Est che conferiscono in discarica il 90% dei rifiuti”.
Per l’esponente dei socialisti europei, orientare i processi produttivi ai principi dell’economia circolare non riguarda solo la tutela dell’ambiente, perchè “c’e’ una politica industriale” alla base di queste scelte. Infatti, spiega citando uno studio sulla materia, “se il sistema è ottimizzato potremmo avere fino al 7% in più di Pil” in Europa e “un aumento fino a 1 milione di posti di lavoro di qualità, perché economia circolare significa innovazione”, conclude.