Bruxelles – Situazione politica tesissima, accuse di corruzione dilagante, governo pronto a lasciare. L’Ucraina rischia di precipitare di nuovo nel caos politico. “Se verrà presa la decisione che questa squadra ha bisogno di essere cambiata, allora andremo via tutti insieme. Ma lotteremo fino alla fine”, ha dichiarato oggi in Parlamento il primo ministro Arseij Yatsenyuk, certificando una crisi politica ormai impossibile da nascondere. Che il programma di riforme che doveva dare un nuovo volto all’amministrazione del Paese non stesse procedendo ai ritmi sperati era sospetto di molti. A fare precipitare la situazione sono state però le dimissioni del ministro dell’Economia ucraino, Alvaras Abromavicius, 40enne di origini lituane, nominato come uomo forte per vincere la corruzione dilagante nel Paese.
“Ho deciso di dimettermi dalle mie funzioni”, ha annunciato qualche giorno fa Abromavicius in conferenza stampa, per “l’improvvisa intensificazione dei tentativi di blocco di importanti riforme di sistema nel nostro Paese”. Il ministro dimissionario ha chiarito di non volere diventare un “fantoccio” nelle mani di funzionari accusati di bloccare le riforme politiche ed economiche e ha denunciato di avere subito pressioni da uomini politici, di cui uno del partito del presidente Petro Poroshenko, per nominare “persone dubbie” alla guida di società controllate dallo Stato. “Io e la mia squadra – ha chiarito Abromavicius – non intendiamo fornire copertura alla restaurazione di vecchi schemi e alla creazione di nuovi schemi nell’interesse di precisi agenti politici ed economici”.
Parole pesanti come macigni in un Paese che sta tentando con tutte le forze di dimostrare ai partner occidentali di essere in grado di portare avanti, in cambio di ingenti aiuti economici, un sostanziale cammino di riforme che elimini, tra le prime cose, la piaga della corruzione. E in effetti le preoccupazioni internazionali non si sono fatte attendere. Gli ambasciatori in Ucraina di dieci Paesi, tra cui l’italiano Fabrizio Romano e gli ambasciatori statunitense, tedesco e britannico, hanno scritto una lettera congiunta per esprimere il proprio “disappunto” per la situazione evidenziata dal ministro dimissionario. “È importante che i leader ucraini – si legge nella missiva – mettano da parte le proprie differenze, lascino decisamente al passato gli interessi acquisiti che hanno ostacolato per decenni il progresso del Paese e proseguano verso riforme vitali”.
Nel tentativo di rassicurare la comunità internazionale, il presidente ucraino, Petro Poroshenko, insieme a Yatseniuk e al presidente del Parlamento ucraino ha anche incontrato gli ambasciatori dei Paesi del G7. I tre “ci hanno assicurato che lavoreranno assieme, che resteranno uniti per riformare il paese”, ha spiegato dopo l’incontro l’ambasciatore giapponese Shigeki Sumi. Peccato che poche ore dopo, lo stesso Poroshenko abbia diffuso una nota tutt’altro che rassicurante: “Il presidente – recita il messaggio – ha ribadito l’impegno a continuare le riforme che la società ucraina si aspetta dalle proprie autorità. E questo richiede un riavvio immediato del governo”. Parole che molti hanno letto come una richiesta di dimissioni nei confronti del premier Yatseniuk.
Dal canto suo il premier tenta di dare una difficile dimostrazione di unità della sua squadra dopo il ritiro delle dimissioni di altri tre ministri (per Salute, Infrastrutture e Agricoltura) che, così come Abromavicius, avevano annunciato di volere lasciare ma hanno fatto marcia indietro. “Il nostro principio è uno per tutti e tutti per uno. Siamo arrivati come una squadra unita e lavoreremo come una squadra unita”, ha assicurato qualche giorno fa Yatseniuk. Ma con il passare delle ore sembra sempre più difficile che il governo possa resistere a lungo alle crescenti richieste di dimissioni.