Bruxelles – Oltre 200 milioni di donne nel mondo sono state vittime di mutilazioni genitali, 500 mila anche nell’Unione europea. Lo denunciano l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini, la commissaria europea alla giustizia, Vera Jourova e il commissario per la cooperazione internazionale, Neven Mimica. Alla vigilia della giornata mondiale della Tolleranza Zero contro questa pratica, i tre membri della Commissione europea sottolineano che “nulla può giustificarla” e che “ogni essere umano, ogni ragazza, ogni donna ha il diritto di vivere una vita libera dalla violenza e dal dolore, libera in ogni suo aspetto”. La mutilazione genitale femminile, ricordano i commissari, “infligge dolore e causa sofferenze e rischi per la salute per tutta la vita” oltre ad essere una “violazione dei diritti umani, dei diritti dei bambini e una minaccia ai valori universali di dignità, integrità fisica e non discriminazione”.
La mutilazione genitale femminile, sottolineano Mogherini, Jourova e Mimica, è “una forma di violenza largamente sottostimata e nascosta, comparabile alla tortura”. Ma l’Unione europea, assicurano, “vuole eliminarla e proteggere le giovani” per questo l’Ue “protegge chi ha subito questa pratica, con procedure di asilo e direttive sui diritti delle vittime”, finanzia all’estero, “progetti di organizzazioni locali e internazionali della società civile”, “supporta le strategie nazionali” per l’eliminazione di questa pratica e “solleva preoccupazioni bilateralmente con i governi”. Da poco l’Unione europea supporta anche “un nuovo progetto delle agenzie delle Nazioni Unite in 16 Paesi africani e in Yemen per accelerare il progresso in questa lotta”.
Ma i cambiamenti, ricordano i commissari, “devono venire dal cuore delle comunità locali” perché “un leader locale che pubblicamente rinuncia a questa pratica può avere un impatto enorme sulla sua stessa comunità”. Per questo l’Ue si impegna a supportare chi denuncia apertamente questo tipo di violenza e si impegna in progetti educativi nelle comunità locali. “Dobbiamo continuare a lavorare tutti insieme: istituzioni europee, governi nazionali, professionisti dell’assistenza sanitaria, educatori, servizi di protezione dei bambini, leader delle comunità e famiglie”, insistono i membri dell’esecutivo Juncker, secondo cui “la battaglia è lontana dall’essere vinta”.