Bruxelles – Più di tre miliardi di euro per assistere la popolazione siriana toccata dalla “peggiore crisi umanitaria dopo la seconda guerra mondiale”. È l’impegno preso da Unione europea e Stati membri nel corso della conferenza “Supporting Syria and the Region” organizzata congiuntamente a Londra da Onu, Regno Unito, Germania, Kuwait e Norvegia. I fondi dovrebbero aiutare la popolazione all’interno della Siria ma anche i rifugiati e i Paesi vicini che hanno accolto milioni di sfollati: in particolare Libano, Giordania e Turchia. Dal budget europeo arriveranno 1,1 miliardi di euro per il 2016 e altri 1,3 miliardi per il 2017 per un totale di 2,4 miliardi nel biennio. Ma anche diversi altri Stati membri hanno annunciato contributi, alcuni molto consistenti.
È il caso della Germania che ha annunciato un pacchetto di aiuti da 2,3 miliardi di euro fino al 2018 di cui 1,1 miliardi solo quest’anno. L’Italia, ha fatto sapere Paolo Gentiloni, metterà a disposizione 400 milioni di dollari in tre anni: 150 milioni, ha precisato il ministro degli Esteri, sono di dono, 200 milioni di “soft loans” e 50 milioni di cancellazione del debito, in particolare a Giordania e Libano. Poco meno di 150 milioni saranno erogati già nel 2016.
Negli ultimi cinque anni la guerra in Siria è costata la vita a oltre 250 mila persone, in maggioranza civili, mentre oltre 18 milioni di persone sono ora bisognose di assistenza, 13 milioni e mezzo delle quali all’interno della Siria. Il conflitto ha portato a milioni di sfollati: 6,5 milioni sono ancora in Siria mentre altri 4,6 milioni sono confluiti nei Paesi della regione, soprattutto Libano, Giordania e Turchia. L’Ue ha annunciato la volontà di incrementare in modo significativo il supporto a questi Paesi e si è detta pronta a iniziare i negoziati per rafforzare i legami politici, economici e commerciali con i Paesi, oltre che a tentare di migliorare le condizioni di vita dei rifugiati e delle comunità ospitanti.
Ma oltre agli aiuti, ricorda l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini, occorre tentare di giungere ad una soluzione politica: “Mentre forniamo aiuti umanitari e allo sviluppo e proponiamo sostegno economico e finanziario sotto varie forme a Giordania e Libano, continuiamo a lavorare per una transizione politica in Siria che possa porre fine alla guerra”, assicura Mogherini, ricordando che la finestra di dialogo che si è aperta a Ginevra con i dialoghi sulla Siria “non sarà aperta per sempre” e per questo “è cruciale che tutte le parti si impegnino costruttivamente in un dialogo che deve portare risultati concreti sul terreno”.
Nel frattempo, con i fondi messi a disposizione, l’Ue spera di “offrire a milioni di persone vite migliori”, spiega il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: “Molti di loro – dice – hanno perso tutto e ora, dopo così tanti anni di conflitto, hanno perso la speranza. Noi abbiamo un dovere morale di riportare loro la speranza”.