Bruxelles – Roma apre un nuovo fronte nella battaglia con Bruxelles per ottenere più flessibilità: fuori dal calcolo del deficit al fine del Patto di stabilità e di crescita non dovrebbero essere soltanto i contributi al fondo per la Turchia ma anche le spese che l’Italia ha dovuto sostenere dall’inizio della crisi libica. La nuova richiesta è stata avanzata nel corso del Coreper, la riunione dei rappresentanti permanenti dell’Ue: “L’Italia si aspetta fortemente che, durante la valutazione dei programmi di stabilità, la Commissione usi un approccio coerente, non considerando per il calcolo del deficit di uno Stato membro nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita, l’intero ammontare delle spese sostenute dall’Italia dall’inizio della crisi in Libia ”, ha fatto mettere a verbale il nostro Paese.
Insomma “l’Italia accoglie con favore la dichiarazione con cui la Commissione riconosce che i contributi nazionali al Fondo per la Turchia non saranno considerati nel calcolo del deficit di uno Stato membro” ma “crede che gli sforzi fatti dagli Stati nell’affrontare l’eccezionale crisi dei migranti debbano essere correttamente riconosciuti dalla Commissione europea in tutte le possibili dimensioni”. Un concetto già ribadito qualche giorno fa dal premier italiano, Matteo Renzi che aveva definito una “perversione burocratica” l’idea di scomputare dal calcolo del deficit le spese per i rifugiati in Turchia e non quelle per “salvare vite umane nel Mediterraneo”.
Gli Stati membri dell’Ue, torna ora ad insistere l’Italia, “hanno finora sostenuto costi importanti per le attività di sorveglianza dei confini, il salvataggio di vite in mare, per accogliere e dare rifugio ai migranti in arrivo sulle loro coste”. E visto che per l’Italia questi costi sono aumentati soprattutto con l’esplosione della crisi in Libia, le spese sostenute da quel momento in poi andrebbero escluse dal calcolo del deficit.
Una nuova richiesta che rischia di tornare a turbare la quiete che sembrava essersi ristabilita con la conferma da parte dell’Italia della partecipazione al fondo per la Turchia. Sui tre miliardi di fondi per i profughi siriani in Turchia “anche il governo italiano si è dichiarato disponibile ed è un fatto positivo che riconosco”, aveva sottolineato solo questa mattina Juncker davanti alla plenaria del Parlamento europeo, ricordando: “Abbiamo degli impegni e dobbiamo rispettarli”.