Bruxelles – L’accordo offerto dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, a David Cameron per evitare la Brexit è “un accordo equo per il Regno Unito e per gli altri 27 Stati membri”. Ne è convinto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker che, parlando a Strasburgo davanti alla plenaria del Parlamento europeo, ha chiarito che “la Commissione sostiene il testo” presentato. “Ho sempre detto che volevo che il Regno Unito restasse membro dell’Ue con un accordo equo”, ha ricordato Juncker, assicurando che questo accordo, su cui da venerdì gli sherpa inizieranno la discussione per arrivare al Consiglio europeo di 18 e 19 febbraio, soddisfa questo requisito.
Passando in rassegna i quattro “basket”, le quattro aree in cui Cameron ha avanzato richieste, Juncker ha detto di condividere la richiesta che “l’Ue diventi più concorrenziale, crei più posti di lavoro che non si devono soffocare la imprese con troppi regolamenti, soprattutto le piccole e medie imprese” e proprio per questo, ha sottolineato “la Commissione ha snellito il programma di lavoro ritirando un numero di atti legislativi di quanti ne abbia proposti”.
La Gran Bretagna, ha poi ricordato il presidente della Commissione europea, “gode di più opt-out di qualsiasi altro Stato quindi per la legge e nei fatti il concetto di ‘unione sempre più stretta’ ha già assunto un significato differente nel caso del Regno Unito”. Concetto ribadito dall’accordo proposto a Cameron che “riconosce che se il Regno Unito ritiene di essere arrivato al limite dell’integrazione va bene, ma nel frattempo chiarisce che gli altri Stati possono avanzare verso una maggiore integrazione”. In questo modo, assicura Juncker, “affrontiamo le preoccupazioni di Cameron rispettando i trattati”.
Sulla red card chiesta da Cameron per i parlamenti degli Stati, Juncker ricorda: “Fin dall’inizio della mia campagna elettorale ho detto che i parlamenti nazionali devono avere un ruolo più importante” e “l’accordo di ieri segue questa falsariga”. Sulla governance dell’Eurozona, poi, “è legittimo proteggere gli interessi di quei Paesi che partecipano al mercato interno senza essere parte dell’area euro e dare a questi Stati la possibilità di rivolgersi al Consiglio europeo se ritengono che il principio di non discriminazione sia violato”, continua Juncker.
Trovata una buona soluzione, secondo il presidente della Commissione, anche sul tema più complesso, la volontà di Cameron di limitare i benefit sociali per i cittadini degli altri Stati Ue: “Nell’ultimo decennio il Regno Unito ha attirato un numero record di cittadini in mobilità”, riconosce Juncker secondo cui a Londra è stato proposto “un meccanismo di salvaguardia su misura”, strumento per cui è stato però previsto “un limite di tempo, necessario per renderlo compatibile con i trattati”.