Roma – “Non ci interessa” sostituire “l’asse Parigi-Berlino passando da una guida a 2 a una guida a 3” per l’Unione europea. Quello a cui punta l’Italia è “discutere su come riformare l’Unione europea” nel suo complesso e l’Eurozona in particolare. È il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, a precisare che le recenti lamentele del presidente del Consiglio Matteo Renzi sulla leadership franco-tedesca non mirano a trasformare l’asse in un triangolo che includa Roma.
Riferendo sulle priorità europee del governo per il 2016, in audizione a Montecitorio, Gozi coglie l’occasione per ribadire che l’Italia intende sfruttare il dibattito sulla Brexit per “dare una spinta” a quello sul futuro dell’Ue. “Lo ‘status quo’ dell’Europa è rischioso”, sostiene, perché mantenerlo “potrebbe essere l’inizio della disgregazione invece che del rilancio dell’integrazione europea”.
L’esponente dell’esecutivo conferma quindi l’intenzione di alimentare la discussione su un diverso assetto europeo, e annuncia su questo “un dialogo con le presidenze di turno” che si susseguiranno da qui alla metà del 2017 (Olanda, Slovacchia e Malta). L’obiettivo è far sì che l’appuntamento per il 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma (25 marzo del prossimo anno) “non sia solo un’iniziativa celebrativa”. Anche se al momento, denuncia, “siamo l’unico Paese che sta ponendo questo tema” della revisione dei trattati, nonostante “l’iniziativa della presidente della Camera Laura Boldrini e dei suoi omologhi di altri Stati membri che va esattamente in questa direzione”.
L’Italia è altrettanto isolata nel promuovere la questione delle risorse proprie dell’Unione europea, materia sulla quale sta lavorando il Gruppo di alto livello presieduto dall’ex premier e commissario europeo Mario Monti. Il senatore a vita “conta di presentare i risultati entro il 2016”, indica Gozi, assicurando l’interesse dell’esecutivo a trovare “già adesso” il modo per garantire entrate dirette all’Ue. “Tuttavia, non mi sembra che in Consiglio europeo ci sia da parte di altri un interesse analogo”, precisa.
Il sottosegretario torna poi sulla disputa tra Roma e Bruxelles per il riconoscimento della flessibilità sulle spese per l’accoglienza dei migranti. Conferma la richiesta italiana di parificare agli aiuti forniti alla Turchia tutti i costi sostenuti dal nostro Paese dall’Inizio della crisi libica. Alla Commissione europea “abbiamo indicato che l’evento eccezionale non può riguardare solo una parte del Mediterraneo o solo gli aiuti a un Paese terzo”, sottolinea Gozi, indicando come ci sia bisogno “di certezze nell’interpretazione delle regole” di bilancio. Senza, sostiene, non è possibile fare un’adeguata programmazione delle scelte di politica economica.
Scelte che il governo vuole orientare alla crescita e all’occupazione, prosegue il titolare degli Affari europei, evidenziando che questi obiettivi sono stati indicati come prioritari dalla stessa Commissione e “noi vogliamo richiamarla al rispetto di questi impegni”. Nel frattempo, indica ancora Gozi, l’Italia sta facendo la sua parte essendo “il paese che ha utilizzato di più il Piano Juncker” per gli investimenti, avendo già raggiunto “il 35% delle risorse a disposizione”, con progetti finanziati per un valore di “1,3 miliardi di euro”.