Roma – La Commissione europea è pienamente titolata a occuparsi di bilanci nazionali e “svolgerà il suo ruolo senza fare una politica severa e stupida di austerità”. Con queste parole del presidente dell’esecutivo comunitario, Jean Claude Juncker, sembra ammorbidirsi lo scontro tra Roma e Bruxelles sulla flessibilità. Il lussemburghese ricorda come, sotto la sua guida, siano stati introdotti “alcuni elementi di flessibilità nell’interpretazione del patto di stabilità e di crescita”.
Il riferimento è alla comunicazione adottata all’inizio dello scorso anno, che contiene le cosiddette clausole di flessibilità “ampiamente sufficienti per permettere ai diversi stati membri, anche quelli che affrontano grandi difficoltà, di avere bilanci che corrispondono a tutte le regole e a tutte le esigenze”.
La risposta del governo italiano non tarda ad arrivare. È il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a confermare la convinzione di poter “chiedere con tutto il diritto la gestione di una politica fiscale più flessibile, come previsto dalle regole europee”, le stesse richiamate da Juncker. Ritenendo di averle rispettate nel bilancio per il 2016, il titolare di via XX settembre sottolinea che l’Italia “non chiede nuova flessibilità, come ho sentito dire ad autorevoli esponenti europei, ma quella già” contemplata “nella Legge di stabilità approvata dal Parlamento”. Un impegno a non avanzare nuove pretese per il prossimo anno, dunque, anche perché “per gli anni successivi il debito si riduce e quindi c’è compatibilità assoluta con le regole di bilancio”, aggiunge il ministro.
Riguardo al giudizio pendente sulla manovra finanziaria italiana – che ieri il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha annunciato per maggio prossimo – Padoan ha chiesto invece che la questione della flessibilità che verrà riconosciuta al nostro Paese “sia sciolta presto per evitare di avere questa incertezza che non aiuta la crescita”.