Bruxelles – Quello proposto dall’Unione europea è “il pacchetto più forte che abbiamo mai avuto per lottare contro l’abuso della libertà di movimento” e provvederebbe “la protezione più forte possibile per la Gran Bretagna contro la discriminazione” rispetto ai Paesi dell’area euro. Ora che il possibile accordo con l’Ue è nero su bianco, parte la battaglia di David Cameron per guadagnare il consenso dei cittadini britannici. Parlando al question time alla Camera dei Comuni, il premier britannico ha definito quelle avanzate dall’Ue “buone proposte che penso otterranno l’appoggio dei cittadini”. Un ottimismo che per il momento si scontra però con numerose critiche che arrivano anche dall’interno dello stesso partito di Cameron.
Per il conservatore Jacob Rees-Mogg, quello che Cameron cerca di vendere come un buon accordo è un “povero brodino che è stato ulteriormente annacquato” e al premier britannico rimangono quindici giorni per “salvare la sua reputazione come negoziatore”. Dello stesso avviso l’ex segretario di Stato per la Difesa, anche lui dello stesso partito di Cameron, Liam Fox, secondo cui la bozza di intesa, rispetto alle intenzioni iniziali di Londra, è stata “annacquata in tutte le aree” e Cameron ha “rinunciato a tante promesse e principi”. Perplesso anche il sindaco di Londra, Boris Johnson, secondo cui prima di potere sostenere un simile accordo “c’è ancora molto da fare” e Cameron “sta facendo buon viso a cattivo gioco”. Secondo le indiscrezioni, ben cinque ministri del governo Cameron a queste condizioni sarebbero pronti a fare campagna per l’uscita dall’Ue.
Perplessi anche i cittadini britannici che, forse influenzati dalla gelida accoglienza della proposta di accordo sulla stampa britannica, sembrano per nulla convinti dalla proposta di Bruxelles: secondo un sondaggio condotto da SkyNews, il 69% dei cittadini ritiene che l’accordo sia “cattivo per la Gran Bretagna” mentre soltanto il 31% lo consiera “buono” per il Paese.
Il premier tenta di difendere le concessioni ottenute da Bruxelles in tutti e quattro i campi. Non solo “la bozza di testo chiarisce in pieno lo status speciale accordato alla Gran Bretagna e chiaramente ci esclude da un’ulteriore integrazione politica” ma, secondo Cameron “va anche oltre per chiarire che i Paesi Ue non devono nemmeno puntare ad una destinazione comune”. E ancora la proposta fissa “target specifici per ridurre gli oneri sulle imprese in settori chiave e in particolare sulle piccole e medie imprese” e “fornisce la migliore protezione possibile per la Gran Bretagna contro la discriminazione” del pound che il Paese “terrà, nella mia visione, per sempre”, continua Cameron.
Infine sul taglio dei benefit per i cittadini Ue “la bozza di testo rappresenta il pacchetto più forte che abbiamo mai avuto”, si dice convinto il premier. “La gente diceva” che “questa restrizione di quattro anni sui benefit era completamente fuori questione. Ma questo è quello che c’è nel testo”, assicura Cameron, aggiungendo che “la Commissione ha detto chiaramente che la Gran Bretagna si qualifica già per usare questo meccanismo” che potrà quindi scattare “poco dopo il referendum”. Mentre “la gente diceva che non avremmo avuto nulla di legalmente vincolante – continua Cameron – questo piano, se approvato, sarà esattamente questo: questi cambiamenti saranno vincolanti nella legge internazionale, saranno depositati alle Nazioni Unte e non potranno essere cambiati senza l’accordo unanime di tutti i Paesi Ue, inclusa quindi la Gran Bretagna”.
Sul momento in cui svolgere il referendum, Cameron pare poi voler accelerare. Il premier ha rifiutato di escludere come possibile data quella del 23 giugno, che molti indicano come la più probabile, nonostante un appello congiunto dei primi ministri di Scozia, Galles e Irlanda del Nord per evitare sovrapposizioni con le elezioni locali di maggio. “Penso che le persone siano perfettamente capaci di decidere per le elezioni locali” e “poche settimane dopo di decidere ancora sulla questione vitale dell’Unione europea”, ha chiarito Cameron.