Bruxelles – Un contributo di 80 euro al mese per migliorare le condizioni di vita delle persone. Per gli italiani suona come qualcosa di già sentito, ma questa volta l’idea non è di Matteo Renzi bensì del presidente dei liberali europei, Guy Verhofstadt, che vorrebbe destinare tale somma ai rifugiati siriani che vivono nei campi profughi della Turchia. È questa una delle idee chiave del piano per risolvere la crisi dei rifugiati, che il leader dell’Alde ha presentato oggi a Bruxelles. Secondo Verhofstadt occorre rivedere sostanzialmente l’accordo stretto tra Ue e Turchia “se accordo c’è perché ad oggi non si è ancora capito”, ironizza il liberale. Si mantengano i tre miliardi di euro dall’Ue verso la Turchia, suggerisce, ma siano utilizzati diversamente e cioè: un miliardo si impieghi per “migliorare drasticamente le strutture nei campi” e gli altri due siano versati direttamente ai rifugiati, sotto forma di un contributo di 80 euro al mese. “Per una famiglia di tre o quattro persone – calcola Verhofstadt – parliamo di 240 o 320 euro”, un “aumento enorme rispetto ai 7 dollari al mese che ricevono oggi”.
Altro punto della ricetta di Verhofstadt è quello di prevedere una via più rapida della Guardia di frontiera e costiera proposta dalla Commissione europea. “Per quella ci vogliono mesi mentre sia il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, sia il premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte hanno detto che abbiamo 6-8 settimane per salvare Schengen”. Dunque per il leader dell’Alde sarebbe meglio ricorrere all’articolo 78.3 del Trattato, quello secondo cui “nel caso in cui uno o più Stati membri siano confrontati con una situazione d’emergenza caratterizzata da un flusso improvviso di cittadini di un Paese terzo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure provvisorie a beneficio degli Stati membri interessati”. Sfruttando questa possibilità, secondo Verhofstadt il Consiglio dovrebbe dare vita ad una Forza europea d’emergenza per l’emergenza rifugiati costituita da duemila uomini sotto la responsabilità della Commissione. Questa forza dovrebbe aiutare gli Stati membri con la raccolta delle impronte digitali, la messa in funzione degli hotspot e il controllo dei confini, iniziando dalla gestione della frontiera più problematico: quella tra Grecia e Turchia.
Secondo la proposta dell’Alde bisognerebbe comunque proseguire con la creazione di una Guardia frontiera e costiera europea che dovrebbe però avere un budget di 600 milioni, il quintuplo cioè di quello attuale di Frontex. Lo strumento dovrebbe essere sostenuto da tutti gli Stati membri e quelli che in Consiglio dovessero votare contro la sua istituzione dovrebbero, secondo Verhofstadt, abbandonare Schengen perché è un controsenso pensare a una zona di libera circolazione senza un controllo dei suoi confini esterni. Secondo il leader dei liberali occorre poi rafforzare gli hotspot e trasformarli in centri di accoglienza, da installare in tutti i Paesi pena, anche qui, l’uscita da Schengen. E ancora, bisognerebbe, secondo la ricetta Alde, rimpiazzare il regolamento di Dublino con una nuova procedura di asilo europea basato su uno schema per la equa distribuzione dei rifugiati tra tutti gli Stati membri e creare una “blue card” che consenta vie di accesso legali ai migranti, proposta questa già prevista dalla Commissione che la dovrebbe presentare in marzo. Infine, secondo Verhofstadt, occorre un maggiore impegno da parte dell’Ue sulla politica estera, con più impegno nei dialoghi di pace a Ginevra, pieno supporto alle forze di opposizione siriana e sforzi più coordinati a livello europeo per sconfiggere l’Isis.