Bruxelles – In arrivo in Germania un aumento delle spese militari. Il ministro tedesco della Difesa Ursula von der Leyen ha annunciato di voler portare il budget per gli appalti fino a 130 miliardi di euro per il 2030. Il che significa un incremento annuale di 3.4 miliardi di euro per i prossimi 15 anni. Se approvato, il piano invertirebbe la tendenza in atto, che affonda le sue radici in una decennale riluttanza di Berlino (post-bellica, a voler essere precisi) a usare – e ancora di più a rafforzare – lo strumento bellico. La decisione fa parte di una linea intrapresa da qualche tempo dal governo tedesco che intende dotarsi di una Forza armata in grado di affrontare le crescenti sfide in atto alla sicurezza globale – in particolar modo la minaccia terroristica – e di dare a Berlino un maggior ruolo tra i player della politica estera mondiale.
Sarebbero in molti a vedere di buon occhio un eventuale aumento del budget tedesco. Gli alleati della Germania, soprattutto in ambito Nato, richiedono da tempo a Berlino un allineamento al 2% del rapporto budget militare/budget richiesto ripetutamente ai membri dell’Alleanza. Sul fronte interno, un incremento delle spese sarebbe appoggiato dagli alti ufficiali della Bundeswehr (le Forze armate tedesche) e, in Parlamento, dai Cristiano-democratici e Socialdemocratici, soprattutto per i benefici che porterebbe all’industria bellica tedesca in termini di nuovi contratti e di possibilità di reindirizzare la produzione sul mercato interno – senza essere costretti a esportare a paesi come l’Arabia saudita. Le principali ragioni dei detrattori della proposta, invece, sono la supposta incapacità di buona gestione tedesca degli appalti pubblici, incapacità che sarebbero documentate ogni anno dal Controllo federale delle finanze. Una seconda opzione “minima” e alternativa potrebbe essere quella di un incremento più modesto del budget – circa 2 miliardi di euro annuali nei prossimi anni – basato su progetti concreti. Resta da vedere cosa deciderà il Parlamento tedesco, che dovrà riuscire a tener conto di numerosi fattori, primi fra tutti il fatto che il fronte “pro-aumento” sta diventando maggioritario e in secondo luogo delle molteplici e complesse sfide che, dall’Ucraina alla Siria, si stanno ponendo a tutto il continente europeo.