Roma – “I rimpatri devono far parte di un’azione comune europea e non di annunci ad effetto”. Così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, boccia in una intervista a La Stampa le dichiarazioni svedesi di voler procedere al rimpatrio di 60-80mila migranti. Secondo l’esponente dell’esecutivo, senza “un diritto di asilo europeo, un’azione di rimpatrio europea, una polizia di frontiera europea” si rischia il “sacrificio della libera circolazione delle persone” nell’Area Schengen.
Il titolare della Farnesina attacca anche la Danimarca per la recente legge che prevede la confisca dei beni ai migranti per pagare le spese del sistema di accoglienza. “È qualcosa che, sul piano culturale, l’Europa non dovrebbe mai vedere”, sostiene. Senza tralasciare che si fa “fatica a capire come possa essere applicata” dal momento che sarebbe un po’ come “far pagare l’Ici ai senza tetto”. Anche questa, secondo il ministro è “una norma manifesto, utile più che altro ai fini del consenso interno”.
Il capo della diplomazia italiana richiama poi la lettera congiunta, scritta con il suo omologo britannico, Philip Hammond, per dire che “è giusto discutere di una Europa a due velocità, anche se non si tratta della definizione migliore”. Oggi, spiega, nell’Ue c’è chi “vuole un’unione bancaria, fiscale e politica crescente”, come l’Italia, e chi invece “vuole solo un mercato comune più efficiente”, come richiede il Regno unito. Per Gentiloni si tratta di “due visioni che devono e possono convivere”. Per questo, annuncia, l’argomento sarà oggetto dell’incontro a Roma tra i ministri degli Esteri dei 6 Stati che nel 1957 gettarono le basi per l’attuale Unione europea (Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo).
Infine un passaggio sulle sanzioni alla Russia. Non è un mistero che l’Italia prema per una revisione. Tuttavia, pur mostrando qualche resistenza, finora si è sempre adeguata alla decisione di rinnovarle. Il titolare degli esteri precisa che “al momento la valutazione è prematura” su una revoca delle sanzioni. Però, “se a giugno” si verificherà “che lo stato di attuazione degli accordi di Minsk è sufficiente, saremo ben lieti di abolirle o almeno ridurle”.