Bruxelles – “L’accordo non è fatto”. David Cameron esce dall’incontro a Bruxelles con Jean-Claude Juncker e mette subito in chiaro che nulla è ancora stato stabilito nel negoziato “Brexit”.
Il colloquio tra il premier britannico e il presidente della Commissione europea è stato comunque “difficile ma costruttivo”, riportano più fonti della Commissione. Formula diplomatica che si sente spesso quando un negoziato è lontano dall’arrivare in porto. Cameron parlando alle tv del suo paese ha spiegato che “sono stati fatti dei progressi, ma non sono ancora abbastanza”.
Il nodo più difficile da sciogliere è quello legato alla concessione dei benefici del welfare britannico ai cittadini dell’Ue che si trasferiscono a vivere nell’Isola. Ora sono automatici, il governo di Londra li vorrebbe invece tenere sospesi per almeno quattro anni, “le persone devono pagare prima di averne diritto, non possono essere gratuiti”, ha detto il premier. La Commissione oggi sembra abbia messo sul tavolo la sua offerta al premier britannico di una sorta di “pausa di emergenza”, appunto di quattro anni. Una possibilità, quella di sospendere i benefit ai cittadini degli altri Paesi Ue, che non sarebbe però concessa solo a Londra ma a tutti gli Stati membri che siano in grado di convincere le altre capitali di avere un sistema di welfare sottoposto ad una pressione eccessiva.
Si continua dunque a discutere, con Cameron che oggi ha visto anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e domenica incontrerà quello del Consiglio Ue Donald Tusk. Poi il 18 e 19 febbraio ci sarà lo show down al Consiglio europeo, che sarà in larga parte dedicato proprio a questo negoziato per tenere Londra nell’Unione. Al premier britannico piacerebbe poter raggiungere un accordo in quella sede, per poter poi tenere il referendum forse anche prima dell’estate, a giugno, ma ancora è del tutto incerto che si raggiunga un’intesa.