Bruxelles – La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nel settore dell’aviazione civile è un falso mito, perché si tratta di un obiettivo irrealizzabile. Certo la questione della sostenibilità del mercato aereo in Europa esiste, ma a quanto pare non potrà essere risolta e l’unica cosa possibile da fare è soltanto cercare di frenare gli aumenti delle emissioni, che sembrano inevitabile. Per la prima volta la Commissione europea ammette l’impossibilità di risolvere un problema su cui ha comunque deciso di condurre una battaglia – attraverso l’introduzione di un mercato Ets per la compravendita di diritti di emissioni – improntata alla riduzione delle emissioni di CO2 (e non solo).
Il primo rapporto sulla dimensione ambientale dell’aviazione civile dell’esecutivo comunitario, realizzato con l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa), lo dice chiaro e tondo: anche con i più avanzati sistemi di riduzione delle emissioni e una più moderna gestione del traffico europeo, “i miglioramenti tecnologici futuri non saranno sufficienti a evitare una crescita complessiva delle emissioni nei prossimi venti anni”.
C’è l’efficienza energetica, ci sono motori più efficienti che consentono agli aerei di consumare meno carburante, ci sono nuovi carburanti di nuova generazione, ma dall’altra parte c’è un aumento della domanda e del traffico passeggeri che non potrà che determinare un aumento dei voli e, di conseguenza, lo sprigionamento in atmosfera di tutte le sostanze clima-alteranti (monossido e biossido di carbonio, monossidi di azoto, ossido di azoto, particolato). Entro il 2035 il numero totale di voli da e per l’Europa raggiungerà i 12,8 milioni, contro gli 8,8 milioni del 2014. Di fronte a questi numeri per l’esecutivo comunitario non può che accettare la realtà. “Attualmente non è realistico pensare che le emissioni si riducano”, ammettono in Commissione. Tanto che il rapporto mette nero su bianco che le previsioni parlano di un aumento della produzione di ossido di azoto (NO) del 43% da qui al 2035, e di un +45% di anidride carbonica (CO2) sempre al 2035.
Non resta che lavorare per contenere il fenomeno e, possibilmente, “stabilizzare” l’ammontare di emissioni nocive. La Commissione ricorre ai dati per mostrare che una diminuzione nell’aumento dell’impatto del settore aereo è possibile. Tra il 1990 e il 2005 la CO2 prodotta ed emessa dagli aerei nei cieli europei è cresciuta del +77% (passando da 88 a 156 milioni di tonnellate), mentre tra il 2005 e il 2015 è crescita “solo” del +5%. Il vero obiettivo dell’Ue è lavorare in questo senso, nell’ottica di riduzione di un impatto ambientale con cui dovremo fare i conti almeno fino al 2035.