Roma – I toni che useranno in pubblico saranno certamente distesi e concilianti, ma l’incontro in programma a Berlino per le 12,30 di domani, tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il cancelliere Angela Merkel, rischia di somigliare a un mezzogiorno e mezzo di fuoco. Il premier italiano, infatti, anticipa in una intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Algemaine Zeitung tutta la propria irritazione per una gestione dei problemi dell’Ue attorno all’asse franco-tedesco. “Se uno per esempio cerca una strategia europea per risolvere la questione dei profughi – denuncia Renzi – non può bastare che Angela prima chiama Francois (il presidente francese Hollande, ndr) e poi il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, e io poi vengo a sapere tutto dalla stampa”.
L’inquilino di Palazzo Chigi proprio non ci sta a fare da spettatore. Smorza i toni sottolineando la propria stima per “Angela” – la chiama sempre per nome nell’intervista – e indicando che, rispetto ai contrasti, “sono molte di più le cose sulle quali siamo d’accordo”. Però, “a Berlino potrò raccontare dei passi in avanti compiuti” sulle riforme, dice. E dal momento che “ho fatto quello che dovevo fare”, prosegue, “oggi posso parlare da un’altra posizione anche sui punti di dissenso”.
E un punto di dissenso, forte, “è il comportamento della Germania, che inizia ogni appuntamento dell’Unione europea con un incontro bilaterale con i francesi”, accusa ancora l’inquilino di Palazzo Chigi. “Sarei grato se Angela e Francois potessero risolvere tutti i problemi, ma in genere non funziona così”.
Nella sua visita di domani, dunque, il capo dell’esecutivo italiano pretenderà un riequilibrio dei rapporti interni all’Unione europea, con il riconoscimento di un protagonismo che è convinto di essersi guadagnato con le riforme, quelle già fatte e quelle di cui dice di avere “ancora fame”. A quanto pare, inoltre, in questa visita Renzi presenterà a Merkel il prossimo Rappresentante italiano all’Ue, Carlo Calenda. Un endorsement importante per il viceministro, e un messaggio esplicito sul nuovo ruolo che Roma vuole avere a Bruxelles.
Certamente il premier chiederà che Berlino spenda il proprio peso politico con la Commissione in favore di un giudizio positivo sulla Legge di stabilità italiana. Proverà ad avere un appoggio per disinnescare il rischio che, dopo la condanna alla Grecia per grave violazione del trattato di Schengen, tocchi all’Italia una sorte analoga. Non a caso, sempre nell’intervista, ha riconosciuto che “in passato” il nostro Paese ha gestito in maniera ‘allegra’ l’identificazione dei migranti – e per questo è sotto procedura di infrazione – ma ora facciamo “il 100%” di registrazioni con impronte digitali.
Però, il premier qualche cosa la dovrà pure concedere. Magari sempre sull’immigrazione, sbloccando gli aiuti alla Turchia per la gestione dei campi profughi per siriani. Dei 3 miliardi di euro complessivi che l’Ue si è impegnata a dare ad Ankara, l’Italia ne dovrebbe versare quasi 300 milioni. Probabile che, dopo il colloquio con Merkel, Renzi ne sblocchi almeno una parte.
Il confronto riguarderà certamente anche il tema dell’energia, con il premier non ha gradito la corsia preferenziale garantita al raddoppiamento di North Stream, la ‘pipeline’ che porta il gas russo in Germania, rispetto alla bocciatura di South Stream, che lo avrebbe invece portato in Italia. Non si potrà non parlare della crisi siriana e di quella libica, con il secondo dei due dossier che vede l’Italia pronta a intervenire anche militarmente – se richiesto dal nuovo governo libico di unità nazionale, che però fatica a decollare – e quindi cerca sponde per azioni coordinate. Tuttavia, saranno proprio l’immigrazione e l’ipotesi di sospensione di Schengen, caldeggiata da Berlino e respinta da Roma, a occupare lo spazio più ampio nel dialogo. La posta in gioco è il mantenimento della libera circolazione in Europa.