Bruxelles – Bruxelles vuole dire basta alle multinazionali che sfruttano le asimmetrie esistenti tra le leggi dei diversi Stati europei per evadere le tasse, facendo perdere ogni anno tra i 50 e i 70 miliardi di euro di entrate. Così, dopo lo scandalo LuxLeaks e le inchieste sui tax rulings, ora la Commissione europea presentato un nuovo pacchetto anti-evasione che punta a contrastare le pratiche fiscali aggressive delle grandi società. Il principio fondamentale è quello di garantire che le imposte siano pagati là dove si generano i profitti. Per questo l’esecutivo Ue propone una direttiva contro l’elusione fiscale contenente misure vincolanti e anche una raccomandazione che consiglia agli Stati membri i modi migliori per proteggere i loro trattati fiscali contro gli abusi compatibilmente con il diritto dell’Unione.
“Miliardi di euro di gettito fiscale vanno persi ogni anno a causa dell’elusione fiscale: si tratta di risorse che potrebbero essere utilizzate per servizi pubblici come scuole e ospedali o per potenziare l’occupazione e la crescita”, sottolinea il commissario Ue per gli Affari economici, Pierre Moscovici, secondo cui oggi “gli europei e le imprese che rispettano le regole finiscono per pagare imposte più elevate”. Una “situazione inaccettabile” che la Commissione vuole eliminare assicurando “condizioni di parità per tutte le nostre imprese”.
L’Ue punta anche a migliorare la trasparenza fiscale, elemento fondamentale per individuare le pratiche di pianificazione fiscale aggressiva messe in atto dalle multinazionali. Secondo le norme proposte da Bruxelles con una revisione della direttiva sulla cooperazione amministrativa, le autorità nazionali si scambieranno informazioni in materia fiscale sulle attività delle società multinazionali, ripartite per Paese. Tutti gli Stati membri dovrebbero così disporre delle informazioni cruciali per individuare i rischi di elusione fiscale e mirare più efficacemente le loro verifiche fiscali. Per aumentare ancora la trasparenza, la Commissione sta inoltre esaminando la questione di un’informativa Paese per paese. “Conoscete la mia posizione personale (per una grande trasparenza, nda) io sono favorevole ma ogni cosa a suo tempo”, sottolinea Moscovici, annunciando che la Commissione avanzerà una proposta su questo punto a marzo.
Ma i problemi non sono soltanto interni all’Ue e, è convinta la Commissione, un’azione preventiva deve estendersi anche oltre i confini dell’Unione. Per questo il pacchetto immaginato dalla squadra di Juncker contiene anche una comunicazione su una strategia esterna per una tassazione effettiva. L’obiettivo è rafforzare la cooperazione con i partner internazionali nella lotta contro l’elusione fiscale, potenziare le misure dell’Unione per promuovere un’imposizione equa a livello globale fondata su norme internazionali e creare un approccio comune alle minacce esterne di elusione fiscale. In questo modo dovrebbero essere garantite condizioni eque e paritarie per tutte le imprese e tutti i Paesi.
Proposte, quelle della Commissione, accolte per lo più in modo positivo dai membri del Parlamento europeo che dovrà, così come il Consiglio, adottar le proposte legislative contenute nel pacchetto. “Questo è il momento della verità in cui vedremo la sincerità degli Stati membri, quelli che si oppongono alle regole vogliono basare le loro economie sul togliere il pane dalla bocca degli altri”, commenta per i popolari, Burkhard Balz. Anche Per i socialisti si tratta di “un primo passo nella giusta direzione” anche se “mancano ancora importanti elemento come una definizione comune dei paradisi fiscali”, fa notare Elisa Ferreira di S&D. “Queste importanti proposte chiuderanno una serie di scandalose scappatoie che hanno permesso alle compagnie di evitare ed evadere le tasse in tutta l’Ue”, si felicita Michael Theurer a nome dei liberali dell’Alde.
Troppo poco invece, secondo la Sinistra unita Gue: “La Commissione europea non può pretendere di guidare la lotta internazionale contro l’evasione fiscale delle imprese. Questo pacchetto non farà alcuna differenza per il business dello spostamento dei profitti”, attacca Fabio De Masi. Sulla stessa linea i Verdi, secondo cui le proposte “rappresentano un altro piccolo passo, ma incompleto”.