Bruxelles – La Giornata della Memoria quest’anno assume un significato particolare perché gli ebrei sentono, purtroppo, di nuovo paura e il bisogno di nascondersi. Lo sottolinea il presidente della Commissione, Jean-Claude Junker, che riferendosi all’invito fatto dal rabbino di Marsiglia alla sua comunità di nascondere la kippah, ha affermato: “E’ intollerabile che, dopo esattamente 71 anni dalla liberazione di Auschwitz, ancora gli ebrei debbano nascondersi. Non avrei mai immaginato che un rabbino a Marsiglia avrebbe dovuto raccomandare alla sua Comunità di non mostrare la kippah, come non avrei mai immaginato di vedere scuole ebraiche, e sinagoghe, sorvegliate in un’Europa dove gli ebrei si sentono ancora insicuri”.
Nel Giorno della Memoria, che si celebra ogni 27 gennaio, anniversario del giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz dai nazisti, nel 1945, Juncker ha parlato dell’importanza di lottare perché l’orrore non si ripeta: “Mai più! Questa è stata la solenne promessa dei nostri padri fondatori, quando hanno ricostruito il continente sulle macerie della seconda guerra mondiale, e sulle ceneri della Shoah. Da quei giorni bui l’Europa ha fatto molta strada, abbiamo sancito i valori europei, la democrazia e i diritti fondamentali nei nostri trattati. Questi principi sono il fondamento della nostra Unione”. Valori che, ha poi continuato il presidente della Commissione, “dobbiamo difendere ogni giorno, soprattutto nei momenti difficili. E’ una questione d’umanità e di responsabilità storica”. E chi ha bisogno di riparo oggi sono i rifugiati, che come gli ebrei 71 anni fa, scappano da guerra e orrore. “E’ nostro dovere morale aiutare coloro che hanno bisogno di riparo, che fuggono dalla guerra, la dittatura e la persecuzione religiosa e politica, contrastando l’aumento pericoloso dell’estremismo, del razzismo, della xenofobia, del nazionalismo e dell’antisemitismo”, ha chiesto Juncker.
Da parte sua l’Alto rappresentante, Federica Mogherini, ha sostenuto che “col passare del tempo, condividiamo la responsabilità di ricordare la Shoah, e piangere le sue vittime, per continuare a sostenere l’impegno instancabile dei sopravvissuti nel mantenere viva la memoria. Non è solo una responsabilità verso il popolo ebraico, è una responsabilità verso l’umanità”. Per Mogherini bisogna fare attenzione perché “corriamo il rischio di sottovalutare quanto sia importante per preservare la pace, l’unità e la diversità all’interno dell’Europa”, mentre “dobbiamo essere abbastanza onesti da ammettere che più di 70 anni dopo la Shoah, l’antisemitismo è ancora vivo”. Come viva è a suo avviso “la paura della diversità, la tentazione di cercare capri espiatori nei momenti difficili, invece di lavorare in modo da rendere i nostri tempi meno duri”. “Il nostro dovere”, ha concluso l’Alto Rappresentante, “è quello di garantire che le generazioni presenti e future siano consapevoli delle radici della Shoah. Comprendere il male, e come ha fatto strada facilmente nella nostra società, è il primo passo per prevenirlo”.