Nel Libro verde sulla Strategia per l’aviazione, pubblicato lo scorso 7 dicembre, la Commissione Europea ha sottolineato come l’assenza di un “cielo unico europeo” (un mercato unitario sul traffico aereo) costi ai contribuenti europei qualcosa come 5 miliardi di euro all’anno.
Dunque perché non esiste un Cielo Unico Europeo? Perché i burocrati che stanno a Bruxelles e i leader politici di 27 stati membri dell’EU non sono disposti a confrontarsi con gli eredi del dittatore spagnolo Franco su una disputa del XVIII° secolo riguardante 800 metri di sabbia.
La lingua di sabbia in questione è quella che collega Gibilterra al continente spagnolo. E il rifiuto da parte della Spagna di riconoscere che l’Aeroporto di Gibilterra, costruito sul suo istmo, stia bloccando non solo il Cielo Unico Europeo, ma anche i nuovi diritti dei passeggeri dell’aria e un accordo aereo con l’Ucraina.
Gibilterra è appartenuta alla Spagna per solo due secoli, dal 1501 al 1704. Prima di ciò era appartenuta agli Arabi, e dal 1704 è di proprietà del Regno Unito. La Spagna potrebbe sostenere che Gibilterra non è appartenuta al Regno Unito che dal 1713, quando gli spagnoli cedettero “per sempre” alla Corona della Gran Bretagna “la piena e completa proprietà della città e del castello di Gibilterra, insieme al porto, alle fortificazioni e alle fortezze ad essa appartenenti”.
In anni recenti la Spagna ha rivendicato il fatto che questa concessione prevista dal Trattato di Utrecht non includeva la striscia di sabbia sulla quale le Forze Alleate costruirono un aeroporto nel 1942 come base per la guerra in Nord Africa; ma la terra fu occupata da Gibilterra nel 1704 e lo è tuttora. Inoltre, la Spagna non cerca la restituzione di nessuno degli altri possedimenti che aveva ceduto ad altre potenze Europee nel Trattato di Utrecht. Per una questione di orgoglio politico nazionale, pactus sunt servanda è un principio che Madrid applica in maniera discrezionale.
Quindi l’UE soffre di uno spazio aereo frammentato il che significa ritardi per i passeggeri, emissioni superiori di anidride carbonica, crescita economica più lenta. Quest’ultima è tanto più vera nell’entroterra spagnolo di Gibilterra, dove la disoccupazione è talmente superiore alla norma che quasi 10,000 lavoratori attraversano il confine ogni giorno per lavorare a Gibilterra. Un aeroporto che funzionasse normalmente, con un bacino di oltre due milioni di abitanti e qualcosa come due ore di macchina dal già sovrappopolato aeroporto di Malaga, attrarrebbe investimenti e creazione di posti di lavoro in un’area che ne ha urgente bisogno.
Infatti, quando i Socialisti governarono la Spagna dal 2004 al 2011, intravidero una tale opportunità economica nel normale sviluppo dell’aeroporto e siglarono con il Regno Unito e Gibilterra un accordo per l’accesso condiviso all’aeroporto. Ciascuna parte avrebbe dovuto costruire la sua metà di un nuovo edificio a cavallo della recinzione di frontiera, con uscite separate da ciascun lato. Gibilterra ha costruito diligentemente la sua parte. Ma quando il Partido Popular ritornò al potere nel 2011 ripudiò l’Accordo di Cordova del 2006. Sul lato spagnolo della frontiera è rimasto un terreno vuoto.
Inoltre, in cambio dell’accordo che prevedeva che il Regno Unito pagasse le pensioni dei lavoratori spagnoli a Gibilterra, la Spagna ha convenuto di non cercare di escludere “mai più” l’aeroporto di Gibilterra dall’applicazione della legge dell’UE in fatto di aviazione. Mentre il Regno Unito e Gibilterra hanno finora tenuto fede a questo baratto previsto dall’Accordo di Cordova, la Spagna non lo ha fatto.
Dal punto di vista dell’UE, la tesi della sovranità della Spagna dovrebbe essere tendenziosa.
Se, come ritiene la Spagna, la terra su cui l’aeroporto è costruito è spagnola, allora si dovrebbe applicare la legge dell’aviazione europea. Se la terra è britannica, si dovrebbe applicare ugualmente questa legge. Se la terra appartiene al popolo di Gibilterra, ora un territorio auto-governato ma che si è unito all’UE assieme al Regno Unito nel 1973, allora dovrebbe valere la legge dell’UE. La Commissione Europea, legalmente vincolata ad agire come guardiana dei trattati dell’UE, preferisce optare per una non-applicazione della legge dell’UE riguardo all’aeroporto di Gibilterra, in attesa della risoluzione della disputa sulla sovranità tra Spagna e Regno Unito, cioè si lava le mani del problema piuttosto che rischiare il conflitto. Così il Regno Unito si rifiuta di conformarsi alla legislazione prevista dal Cielo Unico Europeo. Perché gli altri stati membri non pretendono che la Commissione tenga conto di questo? Perché i Deputati del Parlamento Europeo permettono che la legge sia elusa?
Oggi, esiste una opportunità di svolta. L’elezione spagnola del 20 dicembre porterà alla formazione di un nuovo governo a Madrid. La decisione dell’Olanda di rendere l’aviazione una delle priorità della sua presidenza da gennaio a giugno 2016, incluso uno speciale summit sull’aviazione, potrebbe richiamare l’attenzione sulla necessità di sbloccare questo stallo. E con la tanto decantata strategia del Presidente Juncker della crescita economica che ha bisogno urgentemente di una spinta di 5 miliardi di euro, forse le stelle si allineeranno per mostrare la strada da percorrere. Ma solo se i nostri leader politici avranno il coraggio di cogliere quest’occasione.