Bruxelles – La strategia della Commissione europea nei Paesi sotto programma è stata “generalmente debole” e inconsistente e in generale l’esecutivo non si è reso conto dell’entità della crisi economica del 2008 e ha sottostimato l’entità degli squilibri di bilancio, immaginando che i conti fossero più forti di quelli che si rivelarono . È il parere della Corte dei Conti dell’Ue che ha pubblicato uno studio che ha analizzato quanto successo in Irlanda, Portogallo, Ungheria, Lettonia e Romania. La Grecia e Cipro non sono stati inclusi nello studio in quanto i loro programmi sono ancora in atto.
Squilibri sottostimati – Per quanto riguarda gli squilibri di bilancio questi sarebbero stati sottostimati perché Bruxelles non aveva preso in considerazione “l’accumularsi di passività potenziali nel settore pubblico” né “prestato sufficiente attenzione al legame tra gli ingenti flussi finanziari con l’estero, lo stato di salute delle banche e, in ultima analisi, le finanze pubbliche”. “È importante ricordare che prima della crisi esisteva già un quadro per il monitoraggio dei bilanci degli Stati membri”, ricorda il rapporto che sottolinea anche che “spettava alla Commissione avvertire il Consiglio dei crescenti squilibri nelle finanze pubbliche”. Invece “la Commissione è stata colta impreparata dalle prime richieste di assistenza finanziaria”, per colpa di un errore di valutazione non da poco: “Stimava i bilanci pubblici nazionali essere più solidi di quanto non siano risultati in realtà”. Nel caso dell’Irlanda, ad esempio, il rapporto rileva che “nel 2008 la Commissione scrisse che i rischi annessi alle proiezioni di bilancio erano largamente neutrali” per quell’anno. Ma alla fine del 2008 “l’equilibrio di bilancio era 7,2 punti percentuali più basso delle previsioni”. La corte dei Conti spiega che “nei suoi calcoli 2005-2008 Bruxelles ha sistematicamente sovrastimato la forza delle finanze pubbliche”.
Paesi trattati in maniera differente – Lo studio riconosce che i funzionari dell’esecutivo di Bruxelles hanno dovuto imparare in fretta come gestire la crisi ma afferma che è “imperativo che impariamo dagli errori che sono stati fatti”. I revisori hanno detto che i salvataggi analizzati hanno incontrato i loro obiettivi, nonostante la mancanza di esperienza da parte della Commissione, perché hanno ridotto il deficit dei paesi destinatari e hanno spinto le riforme strutturali. Tuttavia, sono stati notati “diversi esempi di paesi che non sono Stati trattati allo stesso modo in una situazione analoga”, dice il rapporto. “In alcuni programmi – sottolinea lo studio – le condizioni per l’assistenza sono state meno rigorose, il che ha reso più facile rispettarle”, mentre “le riforme strutturali necessarie non sono state sempre proporzionate ai problemi incontrati, o hanno seguito percorsi molto diversi”.
Ad esempio all’Ungheria fu chiesto di rispettare meno di 60 condizioni, al Portogallo circa 400, con percorsi di riforma richiesti “ampiamente differenti, nonostante i Paesi fossero in circostanze simili”. Inoltre in Portogallo e Irlanda gli obiettivi di disavanzo nazioni sono stati calcolati al netto di denaro pubblico utilizzato per sostenere il settore bancario, mentre in altri, come la Lettonia, questa spesa è stato incluso nei calcoli.
Monitoraggio debole – Lo studio afferma anche che “la revisione di documenti fondamentali”, da parte delle squadre della Commissione “sono stati insufficienti sotto diversi aspetti”, con un “monitoraggio debole” dell’attuazione del programma e “carenze nella documentazione”, con “alcuni documenti chiave che mancavano”.