Bruxelles – I terroristi dell’Isis “stanno preparando altri attacchi terroristici” da portare a termine “negli Stati membri dell’Ue e in particolare in Francia” con l’obiettivo di “causare stragi di massa tra la popolazione civile”. Non porta nessuna buona notizia il report pubblicato oggi da Europol sui cambiamenti nel modus operandi dei foreign fighters del sedicente Stato islamico. Quelli attualmente in Europa, secondo l’agenzia di intelligence dell’Ue, sono tanti e pronti a colpire in un “futuro prossimo”: c’è una “comunità di 5 mila europei che si sono radicalizzati con esperienze di conflitti in Siria e in Iraq molti dei quali sono tornati nelle nostre società e costituiscono una minaccia di sicurezza urgente ai nostri cittadini e al nostro stile di vita”, avverte il direttore di Europol Rob Wainwright.
Gli obiettivi più a rischio, spiega l’agenzia, sono i cosiddetti “soft target”, luoghi meno protetti e più vulnerabili, in cui è più semplice ottenere un impatto maggiore. I terroristi dell’Isis sarebbero invece meno interessati ad infrastrutture critiche come reti energetiche o hub dei trasporti. Ma “nel selezionare i target, i commandi locali dell’Is godono della libertà tattica di adattare i propri piani alle circostanze specifiche locali”, elemento che accresce “le difficoltà per le forze dell’ordine di individuare piani simili e identificare le persone coinvolte”. Insomma “senza affidabili informazioni di intelligence sulle intenzioni, le attività, i contatti e i viaggi di terroristi conosciuti è quasi impossibile prevedere esattamente dove e quando il prossimo attacco terroristico avrà luogo e che forma prenderà”, chiarisce Eurpol.
La minaccia di attacchi organizzati simili a quello di Parigi, poi, si aggiunge a quella di attacchi solitari che “non è diminuita”, continua l’agenzia di intelligence Ue, secondo cui “gli attacchi organizzati da Isis o da latri gruppi religiosi come Al-Qaeda possono essere sia sofisticati e ben preparati, sia spontanei, senza preparazione”. Al-Qaeda, già, perché, ricorda anche Europol, l’Isis “non è il solo gruppo terroristico che minaccia l’Occidente” e “Al-Qaeda è ancora un fattore da considerare”.
L’agenzia di intelligence europea commenta anche gli allarmi secondo cui i terroristi entrerebbero in Europa anche infiltrandosi tra i rifugiati in arrivo: “Non ci sono prove concrete – si legge nel rapporto – che i terroristi usino il flusso di rifugiati per entrare di nascosto in Europa”, mentre “un pericolo reale e imminente è la possibilità che elementi della diaspora dei rifugiati siriani (musulmani sunniti) siano vulnerabili alla radicalizzazione una volta in Europa e siano specificamente obiettivo dei recruiters dello Stato islamico”. Anzi, secondo Europol, già “ci sono notizie secondo cui i centri per rifugiati sono specifico obiettivo dei recruiters dello Stato islamico”.
Ma chi sono questi foreign fighters che minacciano l’Europa? “Ad una porzione significativa” di loro, circa il 20% secondo alcune fonte e quote anche più consistenti secondo altre, “sono stati diagnosticati problemi mentali prima di unirsi all’Is”. Altro elemento: “Un’ampia porzione delle reclute (le stime parlano dell’80%) hanno precedenti penali che variano da reati minori a reati più gravi”.
Con l’adesione ai gruppi terroristici, fa poi notare Europo, spesso la religione c’entra poco o nulla: “Meno della metà delle persone arrestate che si sono unite all’Is o hanno manifestato l’intenzione di farlo hanno una conoscenza rilevante della propria religione”. I più permeabili alla propaganda islamista sarebbero i giovani: “Il reclutamento – spiega l’agenzia di intelligence Ue – può avvenire molto velocemente senza necessariamente un lungo processo di radicalizzazione. L’età gioca un ruolo: i giovani sono più impressionabili e si radicalizzano più in fretta”.