Roma – “La caratteristica dell’Europa è che prendendo la macchina non trovi una frontiera fino al Portogallo o all’Estonia, senza mai sentirti straniero”. Per questo, secondo il presidente del Consiglio Matteo Renzi, se il dibattito aperto sulla sospensione del Trattato di Schengen – la Germania ha annunciato che la sua decisione di sospenderlo è a tempo indeterminato – sfociasse nella chiusura delle frontiere interne “si metterebbe a rischio l’idea stessa di Europa”. Senza contare che “sospendendo Schengen non si bloccano i terroristi”, perché i fatti dimostrano che alcuni “sono cresciuti nelle nostre città”. In una intervista mattutina a Rtl 102,5, il premier difende la libera circolazione definendo “triste” che venga messa in discussione.
L’affondo è proseguito puntando al bersaglio grosso: la Germania. “Se qualche Paese pensa di fare due pesi e due misure mi faccio sentire”, ha promesso il premier. L’attacco è sulla disputa relativa “all’energia”, con la bocciatura del gasdotto South Stream e il raddoppio del North Stream. “Quello che serve al nord si può fare, quello che serve al sud no”, ha denunciato il premier.
Poi ha addolcito la pillola. Da un lato ha smentito l’intenzione, attribuitagli dal Corriere della Sera, di voler chiedere la testa di Martyn Selmayr, il tedesco capo di gabinetto del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Junker, sul quale un deputato del Pd al Parlamento europeo ha sollevato accuse di non rispettare la regola di riservatezza imposta ai funzionari dell’esecutivo comunitario. Dall’altro ha evidenziato che tra lui e il cancelliere tedesco Angela Merkel – da cui si recherà in visita la prossima settimana – “il rapporto è buono”, che “la Germania ha bisogno dell’Italia e viceversa” e che Berlino “ha voglia che l’Italia sia forte”.
La tesi di Renzi è che “se si blocca l’export tedesco verso la Cina, è evidente l’interesse che l’Italia si rimetta in moto sui consumi, come per noi è fondamentale che la Germania svolga un ruolo di guida”. In sostanza, chiosa il premier. “Merkel ha bisogno di un’Italia forte, non a rimorchio”. È per questo che lui gioca il ruolo di chi “interviene quando c’è da intervenire”, sostiene. “Non sono quello che ha paura di tirare un calcio di rigore”, avverte. La speranza è che non lo sbagli.