Roma – “Tutti i Paesi che hanno aderito completamente alle richieste di Bruxelles hanno visto i governi uscenti sconfitti alle elezioni. È accaduto in Danimarca, in Polonia, in Grecia, in Portogallo e, nei fatti, anche in Spagna”. Nel suo intervento alla Direzione nazionale del Pd, il presidente del Consiglio e segretario del partito, Matteo Renzi, svela che alla base dei suoi attacchi contro l’Ue c’è anche la motivazione del consenso elettorale: a perdere voti per accontentare sempre le richieste europee non ci sta.
Questo non vuol dire che voglia inseguire i movimenti antieuropeisti sul loro terreno, assicura il premier. “Se vado in tv a dire che l’Europa deve cambiare verso e abbandonare l’austerità, non lo faccio per collocare il Pd sul crinale di un populismo decente”, spiega, ma perché la flessibilità “non è una richiesta italiana: è un’esigenza europea”. È convinto, Renzi, che siano “la mancanza di crescita, la disoccupazione, la crisi sociale a far fiorire i sentimenti più forti contro l’Europa”.
Dunque, l’Unione europea deve “riflettere sulla necessità” di una dimensione “sociale e meno legata all’austerity”. Per l’inquilino di Palazzo Chigi serve una Ue in cui la parola “investimenti pubblici non sia una parolaccia”. Per far arrivare chiaro e forte il suo messaggio a Bruxelles, dopo aver adeguatamente istruito il neo Reappresentante permanente presso l’Ue, Carlo Calenda, Renzi ha chiamato a raccolta anche i Parlamentari Pd, incontrati nel pomeriggio per dire loro che solo “se siamo in grado di fare questa battaglia nei prossimi tre anni la legislatura europea potrà avere un significato pieno e profondo”.
È creando posti di lavoro che si combatte l’euroscetticismo, secondo il capo dell’esecutivo. Per questo è pronto a sfidare la Commissione, e non solo, sulla procedura di infrazione per l’Ilva di Taranto. “Non ho preoccupazioni sulla procedura europea”, sottolinea. Il governo farà “tutto ciò che serve per salvarla”, promette. Poi lancia un messaggio chiaro a chi considera il mandante dei rilievi mossi dalla Commissione: “È bene che sia chiaro alla lobby degli acciaieri di qualche Paese europeo (ancora una volta un attacco alla Germania? ndr) che possono fare tutti i ricorsi che vogliono, noi l’Ilva la salviamo”.
Non farlo, oltre a indebolire un’industria strategica per il Paese, vorrebbe dire perdere posti di lavoro e consenso elettorale. Un lusso che il premier non può permettersi mentre si avvicinano le elezioni amministrative e il referendum confermativo della riforma costituzionale, sul quale Renzi ha deciso di giocarsi l’intera carriera politica. L’Ue è avvertita: non si aspetti di ricevere solo dei sì dal presidente del Consiglio.