Bruxelles – L’Ue si impegni per porre fine alle violazioni dei diritti umani in Turchia e per convincere il governo turco a riprendere il processo di pace con i curdi. È la richiesta arrivata dai deputati del gruppo socialista e della Sinistra Unita Gue nel corso di un dibattito della plenaria del Parlamento europeo sulla situazione nel sud-est della Turchia. I deputati della Gue hanno chiesto con urgenza l’azione e la mediazione sia dell’Ue che dell’Onu sul territorio.
“La lotta contro il terrorismo è una pessima scusa”, ha attaccato il governo turco l’esponente francese della Gue, Marie-Christine Vergiat: “I civili – ha sottolineato – sono le principali vittime del conflitto, tra di essi la maggior parte sono donne e bambini. Non tutti sono curdi e non tutti sono membri del Pkk”. Una situazione che, secondo Vergiat, l’Europa non può rimanere a guardare: “L’Ue – ha chiesto la deputata – deve imporre tutto il suo peso per fermare le violenze, e obbligare il governo turco a riprendere il processo di pace. E’ urgente l’organizzazione di una delegazione ufficiale del Parlamento per visitare il sud est turco”.
Dure anche le parole di Kostas Chrysogonos, altro europarlamentare della sinistra radicale: “Il regime di Erdogan – ha denunciato – sta uccidendo i cittadini del sud est della Turchia, i villaggi curdi vengono attaccati, i diritti umani sono violati ogni giorno, libertà e sicurezza non esistono più, e molte persone muoiono di fame. Queste azioni premeditate unite allo sfollamento di migliaia di curdi dalle loro case è una violazione sia del diritto internazionale che della costituzione turca”, ha continuato. “Con la tolleranza di questi crimini” ha poi concluso Chrysogonos “l’Ue sta tradendo i suoi stessi valori di rispetto della dignità umana, e dei diritti fondamentali. I tentativi di placare il regime di Erdogan sono stati finora inutilli perché l’unica lingua che comprende è quella delle sanzioni economiche e politiche”.
Più pacati, ma sulla stessa linea, i toni degli eurodeputati del gruppo S&D che hanno incitato Erdogan a riprendere il processo di pace. Lo schieramento politico ha già in programma una visita nel Kurdistan turco durante il mese di febbraio. “La situazione nel sud est della penisola anatolica è molto preoccupante, da una parte la Turchia sostiene di lottare contro il terrorismo del Pkk, d’altro canto però le azioni di rappresaglia, volte a uccidere i rivoltosi, ed i loro familiari, non possono essere in alcun modo giustificate. La sensazione quindi è che le operazioni, da parte delle forze turche, siano una punizione collettiva piuttosto che un tentativo di ripristinare l’ordine pubblico”.
Sempre tra i socialisti, ha espresso il suo pensiero anche Knut Fleckenstein, affermando: “Troppe persone sono già morte durante il conflitto turco/curdo. L’unico modo per fare convivere pacificamente tutti i gruppi etnici e religiosi, in Turchia, è attraverso una soluzione politica. Esortiamo quindi il governo di Erdogan a riprendere un dialogo” conclude l’eurodeputato, chiedendo alla Commissione di “chiarire che non siamo d’accordo con l’attuale politica delle autorità turche nel sud-est del paese, e che c’è bisogno di un cambiamento radicale”.