Bruxelles – Tutti gli accordi tra l’Unione europea e Israele “devono inequivocabilmente ed esplicitamente indicare la loro inapplicabilità nei territori occupati nel 1967”. Nelle conclusioni del Consiglio Affari esteri l’Europa ribadisce, almeno a parole, la linea dura con Tel Aviv per quanto riguarda le colonie. “Gli insediamenti sono illegali secondo le leggi internazionali, costituiscono un ostacolo alla pace e rendono impossibile la soluzione dei due Stati” con la Palestina, affermano i ministri dei Ventotto che, specificando che non si tratta ribadiscono “la forte opposizione dell’Ue sulla sua politica di insediamenti e le azioni prese in questo contesto”, come ad esempio “la costruzione di un muro oltre la linea del 1967, le demolizioni e le confische – incluse quelle di progetti finanziati dall’Ue – gli sgomberi, trasferimenti forzati compresi dei beduini, gli avamposti illegali e le restrizioni di movimento e di accesso”. Ed è per questo che Bruxelles “urge Israele a porre fine a ogni attività di insediamento”, soprattutto a Gerusalemme Est dove è a rischio “la possibilità della città di essere la futura capitale dei due Stati”.
Forenza (Gue): “Passo nella giusta direzione ma servono passi più coraggiosi” – Le conclusioni del Consiglio rappresentano “un giusto passo nella direzione di ribadire i principi del diritto internazionale, contro la politica del fatto compiuto e di colonizzazione portata avanti dal governo di estrema destra israeliano. Un governo che sta distruggendo con la sua azione ogni residua speranza di soluzione negoziale della questione palestinese”, ha dichiarato Eleonora Forenza, eurodeputata de L’Altra Europa con Tsipras, plaudendo alla decisione del Consiglio a cui chiede però “passi ancora più coraggiosi e decisivi, per fermare la politica di annessione del Governo israeliano e porre fine all’occupazione, e cosi poter dare al popolo palestinese il suo Stato, sulla base del rispetto del diritto internazionale, e non della sua continua violazione”.
Lo scontro per l’etichettatura dei prodotti – Le relazioni tra Bruxelles e Tel Aviv sono tese da quando lo scorso novembre la Commissione aveva pubblicato delle linee guida secondo cui i prodotti provenienti dai territori della Palestina occupati da Israele devono essere etichettati in maniera chiara, per fare in modo che possano essere chiaramente distinti da quelli provenienti da aziende basate all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti dello Stato