Bruxelles – Adesso il tempo comincia a stringere. “Abbiamo non più di due mesi per riportare le cose sotto controllo” oppure “dovremo affrontare conseguenze gravi come il crollo di Schengen”. Non è più un allarme generico: per il presidente del Consiglio europeo c’è una scadenza precisa entro cui si capirà se si può ancora salvare la libera circolazione europea. “Il consiglio europeo di marzo sarà l’ultima occasione per vedere se la nostra strategia funziona e se non sarà così dovremo affrontare conseguenze gravi come il crollo di Schengen”, mette in guardia Donald Tusk, parlando davanti alla plenaria del Parlamento europeo dei risultati della riunione dei capi di Stato e di governo di dicembre. “Naturalmente – sottolinea Tusk – l’alternativa alla nostra strategia non è qualcosa di piacevole quindi chiedo agli Stati membri di attuare a pieno i nostri accordi”.
Ma i motivi di preoccupazione non mancano: “I dati del periodo natalizio non sono incoraggianti: oltre 2mila arrivi al giorno nell’Ue secondo Frontex”, ricorda il presidente del Consiglio europeo, secondo cui “il 2016 dovrà affrontare le stesse sfide” e sarà “una sorta di stress test per la nostra comunità”. Per Tusk “non c’è alternativa valida alla protezione delle frontiere esterne, una conditio sine qua non” perché “se non controlliamo le frontiere esterne falliremo come comunità politica”.
Ma Tusk mette anche in guardia contro la “retorica allarmista sul futuro dell’Europa. Se siamo troppo ottimisti o troppo pessimisti – avverte – non otterremo i risultati sperati, dobbiamo essere realisti”. L’Europa, secondo il presidente del Consiglio “è più forte di quello che crede e ha ancora la forza per fare quello che deve fare”.