Bruxelles – Con gli Stati membri che uno dopo l’altro “reintroducono allegramente” i controlli alla frontiera, Schengen è sempre più in pericolo, e insieme all’accordo sulla libera circolazione l’Unione europea nel suo insieme è “minacciata nelle sue fondamenta”. È l’allarme lanciato ancora una volta da Jean-Claude Juncker.
“Oggi si reintroducono allegramente controlli alle frontiere, domani ci accorgeremo che il colpo economico è considerevole e dopodomani ci chiederemo perché c’è ancora una moneta unica se non c’è più la libertà di movimento”, ha detto il presidente della Commissione parlando al Parlamento di Strasburgo in un dibattito sulla presidenza lussemburghese conclusa a dicembre. A causa di questa deriva ora “il mercato interno e di conseguenza l’Unione europea è minacciata nei suoi fondamenti”, anche se molti “non se ne rendono conto”. Su Schengen “c’è un rischio molto forte, un rischio di sopravvivenza”, ha detto ancora Juncker che riferendosi alla crisi migratoria in atto ha riconosciuto che su relocation e reinsediamento, “l’accordo non si è ancora purtroppo tradotto in realtà”, e i progressi sono “forse troppo lenti”, ma si procede “in altri ambiti, come i primi hotspot sulla rotta dei Balcani e il piano d’azione con la Turchia”.
Insomma a suo avviso abbiamo “nuovi strumenti per far fronte con più efficacia e ordine all’urgenza della pressione migratoria”, ma “ne servono altri, specialmente per quanto riguarda la protezione delle frontiere comuni”, dove serve un accordo sulle guardie frontiere e costiere comuni, ha chiesto Juncker.