Bruxelles – Toglie per un istante la casacca da presidente del Consiglio europeo e infila quella da cittadino polacco: “Non voglio che il mio Paese sia in una situazione dove è criticato e messo sotto indagine”, protesta Donald Tusk. E poco importa se da difendere c’è l’avversario politico Andrzej Duda, diventato da pochi mesi presidente della Polonia sconfiggendo il suo partito (Piattaforma civica). “Credo che la Commissione agisca in buona fede e voglia chiarire la situazione e non umiliare o stigmatizzare la Polonia – sottolinea Tusk nel corso di una conferenza stampa congiunta con Duda – ma immagino che questo scopo potesse essere raggiunto con altri mezzi, senza lanciare la procedura” che l’esecutivo Ue ha fatto partire la scorsa settimana per la tutela dello stato di diritto nel Paese.
In questo momento, insiste il presidente del Consiglio europeo, occorre soprattutto “evitare di cadere nell’isteria”, cosa che invece sta accadendo, come dimostrano “non tanto le azioni delle istituzioni, ma le dichiarazioni di alcuni politici, in Polonia e in altri Paesi europei”. Reazioni causate, secondo Tusk, dalla “propaganda” a causa della quale “qualcuno si è sentito attaccato o ferito più del necessario, sia in Polonia che a Bruxelles, ma non bisogna credere a queste parole e parlare realmente della Polonia nell’Ue”, chiede Tusk. Falsa, tiene a precisare, anche “questa narrativa su una situazione economica disastrosa in Polonia” a cui però “qualcuno può avere creduto, come mostra il recente rating di Standard and Poor’s”, protesta il presidente del Consiglio riferito al recente declassamento ad opera dell’agenzia di rating americana proprio legato alle azioni del nuovo governo. “È pericoloso associare la Polonia al suo passato oscuro e allo scarso rispetto della democrazia”, avverte Tusk, chiarendo: “Sono qui per mettervi in guardia contro i commenti isterici, dobbiamo proteggere l’evento storico che la Polonia si unita al lato ‘chiaro’ della forza”.
Anche il presidente polacco tenta di ridimensionare la situazione: “Posso assicurare che niente di eccezionale sta accadendo in Polonia, c’è una normale sequenza di eventi che succedono quando c’è un cambio di governo”, garantisce. Certo, ammette, “abbiamo conflitti ma sono conflitti politici non miniamo la nostra appartenenza all’Ue”. Insomma anche se “non tutti sono d’accordo con quello che succede, il cambio di partito al potere in un sistema democratico non è eccezionale”, anzi “è più pericoloso avere sempre lo stesso partito al potere”. Al contrario in Polonia “il cambio di governo e l’acceso dibattito provano che abbiamo libertà di espressione e che la democrazia funziona bene”, conclude il presidente polacco.
Non si rimetta in discussione dunque la volontà di Varsavia di rimanere parte dell’Unione: “Non ci sono dubbi sul fatto che la Polonia abbia beneficiato dell’unità europea. Vogliamo essere parte della comunità europea e vogliamo una comunità forte ma vogliamo anche preservare la sovranità perché l’Ue è una comunità di stati sovrani”, spiega Duda. Per questo, dice, “capiamo parte delle domande della Gran Bretagna: vogliamo che il Regno Unito rimanga nell’Ue, che le persone votino nel referendum per rimanere, ma dall’altro lato vogliamo che i britannici pensino di essere rispettati dall’Ue e noi ci aspettiamo lo stesso, ci aspettiamo di essere rispettati come uno dei 6 grandi Paesi e dall’altro lato noi rispetteremo le istituzioni perché questo principio è basato sulla reciprocità”. Duda si dice convinto che “l’Ue agisca in buona fede” e chiede “un dialogo basato su fatti reali”, in cui “le emozioni non necessarie si plachino e siano rimpiazzate da un dibattito calmo”.
E le occasioni di dibattito sulla Polonia questa settimana non mancheranno. Dopo gli incontri di oggi con il presidente del Consiglio europeo e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, la questione sarà anche mercoledì al centro di un dibattito in plenaria al Parlamento europeo.