Bruxelles – All’interno dell’Unione europea ci sono tante, troppe divisioni. Parola di Jean-Claude Juncker, che nella conferenza stampa di inizio anno passata all’attenzione dei media per le critiche all’Italia, ha ammesso di essere “impressionato dal numero di contrasti e fragilità che stanno emergendo in Europa”. A dispetto del nome l’Europa appare dunque poco unita, ma quali e quanti sono i contrasti che dilaniano l’Ue oggi? Eunews ha provato a fare una mappatura delle divisioni interne. Il risultato? Una situazione da “tutti contro tutti”.
Italia – Germania: è lo scontro esploso a fine 2015, quando il presidente del Consiglio ha criticato apertamente la Germania chiedendo di uscire dalla subalternità tedesca. “Non potete raccontarci che donate il sangue all’Ue” è la frase che ha fatto il giro del mondo, con Renzi che ha accusato la Germania di dettare legge in Europa facendo credere di fare gli interessi generali. Motivo di attrito anche l’enegia, con la Germania che “ha fatto passare alla chetichella il gasdotto North Stream, mentre un anno fa si è detto no al South Stream”. Divisione anche sulle banche: l’Italia vuole l’attivazione del fondo di garanzia comune, la Germania vuole che prima si riducano i rischi a livello nazionale.
Italia – Paesi Bassi: fratture meno evidente, ma presente per stessa ammissione del capo di governo italiano. A divedere Roma e Amsterdam il gas. Come detto Renzi critica la Germania per il progetto per il raddoppio del North Stream, il gasdotto che passa sotto il Baltico collegando il territorio russo al confine con la Finlandia alla costa tedesca. «Germania e Olanda si sono espressi contro» le posizioni italiane. Tanto basta per creare attriti.
Italia – Commissione europea: il botta risposta tra Jean-Claude Juncker (“basta criticare, la flessibilità l’ho introdotta io”) e Matteo Renzi (“non ci facciamo intimidire”) è solo l’ultimo atto di una tensione nata a cresciuta nel corso del 2015. L’apertura della procedura d’infrazione per la mancata registrazione delle impronte digitali dei richiedenti asilo ha scatenato le ire italiane, ma ancora prima il dibattito su ‘Imu sì-Imu no’ ha accesso il confronto. La questione delle quattro banche non ha aiutato.
Italia – Francia e Germania: sull’immigrazione Francia e Germania vanno a braccetto, con i ministri degli Interni ormai in conferenza stampa congiunta ogni volta che si parla di immigrazione. I due Paesi insistono sulla necessità di avere operativi gli hotspot (le strutture di registrazion e smistamento dei richiedenti asilo) prima di procedere al ricollocamento di chi arriva da Italia e Grecia.
Regno Unito – Ue: Londra chiede di fatto meno Europa quale condizione per rimanere membro dell’Ue. L’agenda politica è condizionata dall’atteggiamento e dalle richieste britanniche. Difficile prevedere l’esito finale, ma certo nel Regno Unito si è già consumata una spaccatura con l’Unione europea.
Ungheria – Ue: praticamente Viktor Orban contro tutti. Il primo ministro ungherese è motivo di attrito continuo tra Budapest e Bruxelles, e con la questione dei migranti non ha fatto altro che rincarare la dose. L’annuncio della costruzione di una linea di filo spinato lungo tutta la frontiera con la Serbia ha scatenato le reazioni di Commissione europea, Parlamento europeo e parte del Consiglio Ue.
Blocco orientale – Commissione europea: i Paesi dell’est non hanno gradito la proposta di schema di redistribuzione obbligatoria dei migranti in arrivo in Grecia e Italia. Soprattutto Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria (ma con loro anche Polonia e repubbliche baltiche) hanno duramente criticato l’operato dalla Commissione europea.
Slovacchia – Commissione europea / Slovacchia – Pse: il governo slovacco ha annunciato l’intenzione di ricorrere alla Corte di giustizia europea per la proposta di schema di redistribuzione obbligatoria dei migranti in arrivo in Italia e Grecia. Un annuncio che di fatto ha aperto lo strappo con Bruxelles, ma che ha aperto un fronte anche all’interno del Pse. Il presidente del Partito socialista europeo ha proposto la sospensione del partito del premier Robert Fico, proposta al momento congelata.
Svezia – Commissione europea. Il regno scandinavo ha aperto un nuovo fronte chiedendo all’esecutivo comunitario di usufruire del meccanismo di redistribuzione dei migranti concepito per alleviare la pressione dei migranti in Grecia e Italia. Una mossa che rischia di scombinare i piani di Jean-Claude Juncker e assestare un altro colpo (letale?) al progetto di relocation e resettlement.
Polonia – Commissione europea: è l’ultima frattura interna dell’Ue in ultima di tempo, e la più grave. Per la prima volta nella storia la Commissione europea ha aperto un procedura senza precedenti sullo stato di diritto. Da Varsavia accuse a Timmermans: lui, di sinistra si intromette negli affari interni di un paese con governo di destra. Juncker precisa: “non abbiamo problemi con la Polonia, abbiamo problemi con alcune delle misure prese dal governo polacco”.
Portogallo – Europa: il governo portoghese è l’unico a non aver presentato la proposta di legge di bilancio nei termini previsti dalla regole (31 ottobre). Non un motivo di scontro vero e proprio, ma l’accaduto non comunque fatto piacere né alla Commissione europea né all’Eurogruppo.
Grecia – Eurozona: il peggio sembra essere passato, ma il primo governo Tsipras ha – per ammissione di tutti gli addetti ai lavori – compromesso non poco i rapporti tra Atene e gli altri partner. La crisi di fiducia in Atene è forse la peggiore di sempre, e ancora oggi la repubblica ellenica resta sorvegliata speciale (e non solo per le questioni del debito).
Belgio – Francia: qui lo scontro tra i due Paesi riguarda la scarsa collaborazione nella lotta al terrorismo. Parigi rinfaccia a Bruxelles di non aver fornito informazioni che trasmesse avrebbero potuto evitare la strage del 13 novembre.
Commissione europea – Stati membri. Per ammissione del capo dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker, sull’immigrazione “non è stata ancora trovata una soluzione”, e questo perché “ci sono Stati membri che remano contro”. E’ la pubblica accusa che certifica la spaccatura tra l’Ue e e i suoi componenti, più profonda di quanto si pensi e non limitata al dossier immigrazione. A far capire che aria tira il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in un intervento di due giorni fa passato sotto silenzio. “C’è il problema serio degli Stati membri che non si fidano l’uno dell’altro”. E la Commissione non può che richiamarli, rischiando (nuovi) scontri.