Bruxelles – A pochi giorni dalla ricorrenza annuale per la difesa di migranti e rifugiati, prevista per domenica 17 gennaio, Caritas Europa ricorda all’Ue che molte vite potrebbe essere salvate, se solo i leader europei fossero d’accordo ad aprire canali sicuri e legali per l’Europa.
“Sono fuggita dalla guerra in Siria con la mia famiglia. Non avevamo altra scelta che pagare contrabbandieri e salire su una piccola barca. Era così spaventoso e scuro” spiega Amira, una rifugiata siriana, come riporta Caritas in una nota. “La barca è affondata e siamo rimasti soli a nuotare in mare aperto. Mio padre mi ha salvato dall’annegamento, ma non è riuscito a fare lo stesso con la mia mamma ed i miei fratelli, loro sono morti prima che arrivassero a salvarci” ha continuato la giovane migrante.
Come Amira, altri 1.004.356 migranti hanno rischiato la vita nel 2015 durante la fuga dalle zone di guerra, dalla povertà e dalla fame, nella speranza di trovare un rifugio sicuro in Europa. Tra di loro ne sono morti 3.771 a causa della mancanza di percorsi sicuri e legali, tutto questo di fronte alla generale indifferenza di politici e istituzioni.
Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2016, Papa Francesco si è espresso sostenendo che “L’indifferenza e il silenzio conducono alla complicità, allo stesso modo di chi vede morire persone per soffocamento, fame, violenze e naufragi senza muovere un dito. Di grande o piccola scala che siano, queste sono sempre tragedie, anche quando viene persa una sola vita umana.”
Nonostante tutto, la Caritas crede che delle soluzioni potrebbero essere attuate per affrontare l’alto numero di morti in mare, come ad esempio: l’apertura di canali sicuri e legali per l’ingresso in Europa, l’introduzione di un visto umanitario che faciliti l’accesso a qualsiasi ambasciata dell’Ue, sia nei paesi di origine sia in quelli di transito, la non necessità del visto in casi estremi (quindi se giustificati da motivi umanitari), la possibilità d’agevolazioni riguardanti il ricongiungimento familiare per i rifugiati ed i immigrati, favorendo così l’integrazione nei paesi d’accoglienza.