Roma – Siamo nella “fase più oscura, più difficile, più critica del progetto europeo”. La presidente della Camera, Laura Boldrini, non nasconde i problemi che il percorso comunitario, soprattutto quello orientato al federalismo, sta attraversando. Di fronte a questa situazione, a suo avviso, occorre rilanciare. Lei prova a farlo, invitata dall’Accademia nazionale dei Lincei, indicando proposte precise, a partire dall’istituzione di un reddito di cittadinanza europeo da finanziare con una Carbon tax o con una tassa sulle transazioni finanziarie.
Il punto, a suo avviso, è che l’austerità ha “obbligato gli stati a tagliare le politiche sociali proprio quando ce n’era più bisogno”, quando la crisi economica ha morso più duramente gli strati deboli delle società europee. Il legame tra “queste politiche economiche sbagliate” e l’ascesa di “movimenti populisti, nazionalisti e perfino xenofobi” nel Continente è stretto. Per romperlo serve appunto “un’Europa sociale”, sostiene Boldrini. Riuscire a creare un embrione di Unione fiscale, con una tassa europea che serva a finanziare una politica sociale dell’Ue, è la strada che la presidente indica.
Percorrerla vorrebbe dire “istituire un diritto che lega la cittadinanza europea alla dignità delle persone”. Mentre adesso, essere cittadini europei è “un accessorio” legato alla propria cittadinanza nazionale. Si tratta di una distorsione che va corretta, secondo la terza carica dello Stato, anche a livello politico.
Oggi, spiega, “i parlamentari italiani” a Strasburgo “sono considerati dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo”. Questo è dovuto anche al fatto che “mancano dei veri partiti europei”. Ad esempio, prosegue Boldrini, “sulla vicenda della Grecia ho fatto fatica a capire quale fosse la posizione socialista, quale quella liberale”. La soluzione – già indicata nell’intervista rilasciata a Eunews alla vigilia del suo viaggio a Bruxelles – è in “una legge elettorale europea con liste transnazionali”. In questo modo i parlamentari eletti e i partiti che li candidano “sarebbero espressione del popolo europeo nel suo complesso” e non della sommatoria dei popoli nazionali.
Per avere ed esercitare una vera cittadinanza europea, inoltre, è necessario essere informati. Per questo Boldrini propone “un programma straordinario di educazione civica europea nell’anno del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma”. Poi sottolinea l’importanza della partecipazione e indica cifre desolanti riguardo alla capacità di usare lo strumento dell’iniziativa legislativa popolare europea. “Sono state presentate circa 6mila proposte e sono state dichiarate ammissibili solo 3”, indica, invitando a “far conoscere meglio lo strumento e facilitarne il ricorso attraverso una semplificazione”.
Mentre le riforme costituzionali italiane sono ormai incardinate verso il secondo doppio passaggio parlamentare, al quale seguirà il referendum confermativo in autunno, per fissare il principio della cittadinanza europea Boldrini propone un’altra modifica della Carta: “inserire nell’Articolo 12 – quello che parla di inno nazionale e bandiera tricolore – la bandiera dell’Unione europea e l’Inno alla gioia” di Beethoven, che appunto è l’inno dell’Ue.
La costruzione della cittadinanza europea, secondo la presidente dei deputati, è parte della più ampia costruzione di una “nuova Europa”, quella federalista che nascerà anche sulla spinta del documento da lei promosso e firmato ormai da 10 suoi colleghi di altrettanti Paesi Membri. “Non arriveremo mai a 28 firme – indica – perché ci sono Stati che continuano a perseguire solo i propri interessi nazionali, ma spero si riesca ad arrivare almeno a 15, la maggioranza, in occasione della prossima Assemblea” dei Parlamenti nazionali dell’Ue.
Oltre a quella dei rappresentati politici, però, la presidente chiede la partecipazione diretta dei cittadini. Per questo, annuncia, “nelle prossime settimane lancerò una consultazione pubblica” sul documento per il federalismo europeo, “per chiedere ai cittadini quale Europa vogliono”. L’iniziativa “è piaciuta anche al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz”, rivela, “che deve solo verificare se sia possibile mettere sulle piattaforme delle istituzioni europee dei documenti di altre istituzioni”. L’invito che Boldrini rivolge è di passare all’azione, perché “il nostro immobilismo potrebbe essere corresponsabile del disegno di disintegrazione europea” che rimane un rischio reale.