Roma – Quella dell’Italia è una bella storia europea, “abbiamo investito un euro su sei dei fondi della Banca Europea degli Investimenti, un volume di affari dello 0,7% del PIL nazionale che ha mosso investimenti per quasi il 2% del PIL italiano”. Queste le parole di Dario Scannapieco, vicepresidente della Banca europea per gli Investimenti, a Roma, nel corso di una conferenza stampa in cui il dirigente dell’Istituto ha tracciato il bilancio 2015 delle attività Bei nel nostro Paese.
Il numero due della banca con sede in Lussemburgo ha parlato a tutto tondo, menzionando il lavoro svolto dall’istituto finanziario e “dell’ottimo rapporto” instaurato con il governo Renzi, con particolare riguardo al piano ‘Salva scuole’ e ai finanziamenti al Sud, tanto che qualche giornalista lo ha accusato di essere stato molto politico nelle sue dichiarazioni.
Le parole del vicepresidente non sono state semplicemente riassuntive dello stato dell’arte ma hanno indicato anche un certo indirizzo sulle riforme per migliorare l’economia italiana: serve una riforma della giustizia, con la certezza del diritto, e una riforma del credito.
Il rapporto incentrato sul nostro Paese mostra gli investimenti fatti fin qui, ricordando come l’istituzione creditizia abbia “aiutato” circa 7mila Pmi nell’anno passato e 84mila dall’inizio della crisi, e sottolineando in particolare come l’Italia si confermi il principale beneficiario dei prestiti Bei, dalla sua costituzione, con 190 miliardi di Euro di fondi ricevuti.
Secondo le parole di Scannapieco, la Bei è stata un player fondamentale per la ripresa italiana, che però stenta ancora a ripartire nonostante l’ottimismo del vicepresidente. Basti guardare al dato sulla produzione industriale, scesa dello 0,5% nel mese di novembre 2015. Un dato che torna ad alimentare dubbi sulla reale ripresa della nostra economia, trainata solamente dal settore dei trasporti.
Proprio su questo settore si è incentrato un grande volume di investimenti da parte di Bei, con il 15% del totale (11 miliardi di Euro), insieme al settore energia e industria. Restano ancora in disparte settori chiave per lo sviluppo, come le Tlc – e di conseguenza la banda larga che sembra scomparsa anche in legge di stabilità –, ma anche quello dei servizi e dell’acqua.
Uno sguardo approfondito è stato rivolto alla situazione del Sud italiano, che grazie all’attivazione di Jasper, un programma che ha permesso di recuperare un miliardo di fondi strutturali del periodo 2007-2013, ha potuto investire in grandi progetti nel settore trasporti. Nonostante questo c’è bisogno di seminare per raccogliere i frutti nel lungo termine, “dobbiamo creare infrastrutture e aiutare le imprese che sono ancora troppo piccole”, ha affermato Scannapieco rispondendo a un giornalista.
Non poteva mancare il piano Juncker, che nel 2015 ha portato alla firma di investimenti per il 35% del totale del fondo solo in Italia e nel prossimo triennio si prefigge l’obiettivo di attivare 315 miliardi di Euro in tutta l’Unione. “Il piano Juncker è un progetto importante che permette alla Bei di assumere rischi maggiori, anche se noi continueremo a investire sia all’interno che all’esterno di questo piano europeo”, ha continuato il numero due dell’Istituto.
A concludere la conferenza stampa, come spesso si fa a gennaio, sono arrivati i buoni propositi per l’anno che verrà. È qui che Scannapieco ha parlato della speranza di una collaborazione matura con il governo italiano e la Cassa depositi e prestiti. Poi, ha espresso un auspicio su uno dei nodi che mantengono tesi i rapporti tra Roma e Bruxelles, l’istituzione di una Bad Bank. A suo avviso è un elemento fondamentale per far ripartire l’economia, per questo si augura la creazione di nuovi strumenti che assorbano il rischio delle banche e delle istituzioni finanziare, per far ripartire, finalmente, l’erogazione di credito verso l’economia reale.