Roma – (di Massimo Maugeri) Il governo Renzi “fa benissimo a chiedere con forza all’Unione europea che ci si concentri finalmente sulla crescita anziche’ sull’austerita’. E’ la cosa piu’ intelligente che un governo possa fare in questa fase”. Il premio Nobel per l’economia Amartya Sen sbarca a Roma per partecipare a un convegno su Piero Sraffa all’Accademica dei Lincei, si scusa con l’umilta’ di un gentiluomo del secolo scorso mentre prega il pubblico di avere un po’ di pazienza (“scusate ma prima devo ritrovare mia moglie”). Poi quasi si commuove incontrando Giorgio Napolitano, lo abbraccia, ricorda di un caffe’ preso assieme a Cambridge, in un tempo imprecisato del secolo scorso. Infine si ferma per un colloquio faccia a faccia con l’AGI.
L’occasione e’ la presentazione del catalogo della biblioteca di Sraffa, una delle piu’ importanti raccolte di volumi del XX secolo. Sen infila aneddoti divertenti e ricordi appassionati, incanta la platea rievocando i giorni a Cambridge dell’economista torinese, cita le lettere dal carcere di Antonio Gramsci, racconta sorridendo che Sraffa prima si appassiona e poi smonta pezzo a pezzo l’impianto teorico del ‘Tractatus’ di Wittgenstein, intellettuale ‘cool’ della fine degli anni ’20 adorato dalla pubblicistica del tempo. Un pensatore talmente ‘a la page’ nel mondo accademico europeo a cavallo tra le due guerre che non viene risparmiato dalla perfida e britannica ironia di John Maynard Keynes: in una lettera alla moglia Lydia Lopokova e riferendosi a Wittgenstein in arrivo a Cambridge, ricorda Sen, il grande economista scrive: “Bene, Dio e’ arrivato. Andro’ a incontrarlo al treno delle 17 e 05”.
Sen annuisce con trasporto al racconto di Maurizio Mattioli, figlio di Raffaele, che ricorda la passione bibliofila ai limiti del feticismo che univa il padre, gran borghese e banchiere illuminato della finanza laica, a Luigi Einaudi, una sorta di competizione iniziatica per accaparrarsi le edizioni piu’ raffinate di volumi rari (“amavano entrambi raccogliere gli scritti economici degli uomini di lettere, da Defoe a Thomas de Quincey a Walter Scott”). Solo alla fine il filosofo ed economista indiano si ferma per affrontare i temi di piu’ stretta attualita’, spiega che “il rallentamento della Cina e’ l’evento centrale di questa fase. Pechino e’ una parte molto grande dell’economia globale, e qullo che accade li’ e’ di certo ben piu’ importante di quello che puo’ succedere in India o Brasile che hanno altri problemi. Oggi il vero nodo dell’economia del mondo e’ la Cina”. Infine il premio Nobel si sofferma sull’Europa, respinge di nuovo l’equivoco di chi ha voluto arruolarlo tra i nemici dell’euro e dice che fa bene Matteo Renzi a ‘stressare’ l’Europa sulla crescita. “Io non ho mai criticato la costruzione europea, tutt’altro”, premette. “L’Europa che ho in mente e’ ancora quella di Ventotene. Semmai non ho condiviso la creazione di una unione monetaria sganciata da una costruzione politica. Quindi se oggi un governo fa sentire la sua voce a Bruxelles per chiedere che si faccia di piu’ per la crescita e si smetta di pensare solo all’austerita’, credo che quel governo stia facendo la cosa piu’ intelligente che si possa fare”. Anche se credo del resto che la crescita non sia sufficiente da sola, prendiamo il caso dell’India che cresce a ritmi vertiginosi ma che poi non fa abbastanza per la salute dei suoi cittadini o per la scuola. E’ il welfare che va sostenuto. La leadership europea, compresa la Bce a partire dal 2008 si e’ mossa sulla linea sbagliata. Ben venga quindi se si cambia registro”. Sen conclude cosi’ come ha iniziato, con un sorriso gentile. Fuori della porta, la sua terza moglie, Emma Georgina Rotschild, lo aspetta.
(Notizia tratta da Agenzia giornalistica Italia)