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    Home » Cronaca » Polonia, Ue apre procedura senza precedenti sullo stato di diritto

    Polonia, Ue apre procedura senza precedenti sullo stato di diritto

    In seguito alle controverse leggi approvate da Varsavia sulla Corte costituzionale e il controllo dei media pubblici, Bruxelles usa per la prima volta un meccanismo che può portare fino alla sospensione del diritto di voto in Consiglio. Timmermans: "Dovere della Commissione come guardiana dei Trattati"

    Letizia Pascale</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@LetiziaPascale" target="_blank">@LetiziaPascale</a> di Letizia Pascale @LetiziaPascale
    13 Gennaio 2016
    in Cronaca
    Polonia

    Bruxelles – Tutti tengono a sottolineare che si tratta solo di un primo passo che servirà ad avviare un dialogo più approfondito con Varsavia. Ma nei fatti è una mossa senza precedenti quella che Bruxelles ha deciso di compiere nei confronti della Polonia: per la prima volta, la Commissione europea fa ufficialmente ricorso al meccanismo per la tutela dello stato di diritto nei Paesi membri, strumento che può portare fino alla sospensione del diritto di voto del Paese in Consiglio. Il meccanismo è stato introdotto nel 2014 per fare fronte a preoccupazioni simili in Ungheria, ma non è mai stato effettivamente utilizzato.

    L’esecutivo Ue ha deciso di “lanciare una valutazione preliminare nel quadro delle regole sullo stato di diritto”, ha annunciato il vicepresidente, Frans Timmermans dopo una lunga discussione sul tema nel collegio dei ventotto commissari. Una decisione, assicura, “che ha ricevuto un sostegno molto forte da parte di tutto il collegio” e che punta a “chiarire i fatti in modo obiettivo, a valutare la situazione in modo più approfondito e iniziare un dialogo con le autorità polacche senza pregiudicare eventuali prossimi passi”.

    Timmermans risponde anche, indirettamente, alle critiche mosse dal ministro della giustizia polacco Zbigniew Ziobro, che lo accusava di essere “di sinistra” e di esercitare per questo pressioni indebite sul governo di destra polacco legittimamente eletto. La decisione “non ha nulla a che vedere con la politica, è pura e semplice responsabilità della Commissione come guardiana dei trattati”, chiarisce il commissario, assicurando: “La politica interna della Polonia non mi riguarda, non ne so e non ne voglio sapere”.

    Il collegio ha dunque dato mandato a Timmermans di inviare a Varsavia una nuova lettera che chieda chiarimenti sulle due questioni aperte: gli interventi del nuovo governo sulla Corte costituzionale polacca e la legge che aumenta il controllo governativo sui media pubblici del Paese. “Poniamo domande chiare e ci aspettiamo risposte chiare”, sottolinea Timmermans. Poi la questione tornerà sul tavolo del collegio dei commissari a metà marzo e si deciderà se e come si deve procedere.

    Se da Varsavia non dovessero arrivare risposte soddisfacenti la procedura prevede che la Commissione possa formulare una “raccomandazione”, chiedendo alla Polonia di risolvere i problemi in un periodo limitato di tempo. Come terzo stadio, la Commissione monitora l’applicazione di questa raccomandazione e se anche questa non sortisce effetti, si potrà applicare la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato, quella che può portare in caso di “esistenza di una violazione seria e persistente” dei valori dell’Unione alla sospensione del diritto di voto in Consiglio.

    Per quanto riguarda la Corte Costituzionale, la Commissione europea “chiede spiegazioni sul cambiamento dei meccanismi di nomina di presidente e vicepresidente e su altre decisioni che potrebbero diminuire l’efficacia del tribunale e aumentare l’influenza politica”, spiega Timmermans. La questione e iniziata nell’ottobre dello scorso anno, poco prima delle ultime elezioni politiche, quando la maggioranza uscente ha nominato cinque giudici della Corte Costituzionale, tre destinati ad entrare in funzione nel corso della legislatura in corso e due nel corso della successiva. Una decisione, secondo l’opposizione, presa nella consapevolezza di un consenso in diminuzione e dell’elevata probabilita di perdere le imminenti elezioni.

    Così il nuovo governo, appena entrato in carica, ha approvato, con una procedura accelerata, un emendamento alla legge relativa alla Corte Costizionale per annullare le ultime nomine del vecchio governo e nominare cinque nuovi giudici. L’emendamento ha anche abbreviato l’incarico di presidente e vicepresidente della Corte da nove a tre anni, cosi che gli attuali incarichi arrivino a scadenza nei tre mesi successivi all’adozione dell’emendamento. Il 25 novembre, il nuovo governo ha annullato le cinque ultime nomine del nuovo governo e il due dicembre ha nominato cinque nuovi giudici.

    Il 3 e il 9 dicembre, pero, la stessa Corte Costituzionale si è espressa sulla questione con due diverse sentenze. Secondo la prima, la scorsa legislatura aveva il diritto di nominare i tre giudici per i posti vacanti nel corso del mandato ma non i due giudici per il successivo mandato. Con la seconda, invece, la Corte ha stabilito che il nuovo governo non aveva il diritto di annullare le tre nomine dei giudici scelti per la passata legislatura ma che poteva invece legittimamente sostituire i due mancanti per la legislatura in corso. La Corte ha anche dichiarato illegittima l’abbreviazione del mandato di presidente e vicepresidente. “Sentenze molto specifiche che non sono state attuate” e su cui l’Ue chiede spiegazioni, sottolinea Timmermans. Ma il problema non e solo questo: la nuova maggioranza ha anche fatto approvare nuove regole sul funzionamento della Corte che ne complicano il funzionamento, in particolare aumentando il numero dei giudici che devono essere presenti alle udienze e aumentando la maggioranza richiesta per comminare sentenze (dalla maggioranza semplice si passa alla maggioranze dei due terzi).

    C’e poi la questione della liberta di stampa. In questo campo a porre problemi è la nuova legge che modifica le regole per la nomina del board alla guida di tv e radio pubbliche, ponendoli sotto il controllo del ministero del Tesoro anziché sotto quello di un organismo indipendente. La nuova legge prevede anche le immediate dimissioni del board esistente. “Lo stato di diritto richiede il rispetto della democrazia e questa non ci puo essere senza il rispetto dei diritti fondamentali”, ricorda il vicepresdente della Commissione riferendosi alle minacce alla libertà di stampa e facendo sapere che Bruxelles attende chiarimenti anche sotto questo punto di vista.

    Varsavia dal canto suo per il momento sminuisce la questione. “Si tratta di un’attività di accertamento da parte della Commissione europea in seguito alle speculazioni che si sono diffuse nei Paesi dell’Europa occidentale”, minimizza il portavoce del governo, Rafal Bochenek. Bruxelles, assicura, “vuole semplicemente un po piu di informazioni su quanto sta accadendo e sara un piacere informare il capo della Commissione e lo invitiamo in Polonia”.

    Tags: Poloniastato di dirittoTimmermansueVarsavia

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