Bruxelles – Un “anno difficile”, l’anno della “multicrisi”, “il peggiore della mia carriera politica”. Nelle parole del presidente della Commissione e del Parlamento europeo al ricevimento per l’inizio del nuovo anno delle istituzioni europee, c’è tutta la fatica di un anno come pochi se ne ricordano. “Quando ero giovane” scherza Jean-Claude Juncker riferendosi all’inizio del mandato “ho detto che saremmo stati la Commissione dell’ultima possibilità, non sapevo saremmo stati anche la commissione delle crisi multiple perché i pericoli che ci circondano e i problemi che si pongono sono numerosi e vengono da tutte le parti, dall’esterno e dall’interno”. Eppure, sprona il capo dell’esecutivo Ue, “in Europa come nella vita non bisogna abbandonare quando abbiamo davanti a noi un lungo tragitto, bisogna avere pazienza e perseveranza e vorrei che nell’anno in corso ci lasciassimo ispirare da questo modello”.
Guardando anche a quanto accaduto a Istanbul “non si può prevedere che quest’anno sia totalmente diverso”, mette in conto Juncker, rivendicando però che la Commissione “nonostante la difficoltà del periodo” nel 2015 è stata in grado di fare il suo lavoro “lanciando il piano di investimenti, l’unione dell’energia, l’agenda digitale e molte molte altre cose”. L’augurio del presidente della Commissione ai funzionari europei è quello di “un anno che risponda a tutti i vostri desideri che sono innumerevoli, diversi e conflittuali ma sono il motore che ci fa correre”.
“Io personalmente ho concluso il 2015 come il peggiore anno che abbia mai avuto nella mia carriera politica”, sottolinea anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, descrivendo quello passato come “un anno cominciato nel terrore, finito nel terrore e pieno di crisi multiple da affrontare giorno dopo giorno”. Anche “nel 2016 dobbiamo essere pronti ad affrontare un anno simile”, mette in conto anche Schulz, secondo cui mai come ora le istituzioni europee devono collaborare per “difendere un’idea, ai miei occhi la più importante idea della seconda metà del ventesimo secolo” e cioè quella che “Paesi e nazioni, attraverso i confini, cooperino in istituzioni comuni che hanno creato come quadro per bilanciare interessi eterogenei e per trovare accordi equi per tutti i partecipanti sulla base del mutuo rispetto e della dignità”. Grazie a questa idea, continua il presidente del Parlamento europeo, “la mia generazione ha avuto il privilegio di nascere e spero di essere sepolta senza vedere nessun giorno di guerra” e questa è “l’idea da difendere nel momento in cui siamo minacciati come mai prima”.