Bruxelles – Una settimana ‘tedesca’ per la Commissione europea. Giovedì due appuntamenti di rilievo con il presidente Jeank-Claude Juncker che è in vista dalla cancelliera Angela Merkel e il primo vicepresidente, Frans Timmermans, che riceve il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble.
“Gli esecutori vanno a confrontarsi con chi guida veramente l’Ue”, attacca Marco Zanni. “La Germania da anni, grazie anche a un abile lavoro di diplomazia e ad azioni strategiche è riuscita ad ammorbidire tutte le regole a suo favore, a cominciare dal Patto di Stabilità, su cui tanto insiste perché venga rispettato dagli altri Paese, mentre lei continua a violare palesemente superando il 6% nel surplus della bilancia commerciale rispetto al Pil. Una cosa che abbiamo denunciato più volte e contro la quale la Commissione non sta facendo nulla”, afferma l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle. Per Zanni in Europa non valgono le regole comuni ma solo “il principio del più forte”, ovvero la Germania, che “è l’azionista forte dell’Unione che ne indirizza le scelte”, e lo fa “offuscando i principi di solidarietà e di tutela del bene comune”. Il tutto con una incapacità di opposizione degli altri Stati. “Senza un contraltare la Germania ha gioco facile. La Commissione ormai non è un garante ha solo un ruolo secondario, sono i Paesi membri nel Consiglio che dettano la linea e se Berlino è contraria a qualcosa, come allo schema sui depositi bancari, questo non passa”. E l’Italia, aggiunge Zanni, sarebbe incapace di contrastare questa situazione. “Basta guardare le dichiarazioni di Matteo Renzi sul bail in (dopo lo scoppio del caso delle banche ristrutturate, ndr), si è limitato a dire che era stato deciso in Europa, accettando la cosa in maniera passiva”.
“L’Europa a trazione tedesca è quella in cui continuano a crescere disoccupazione, disparità e disuguaglianze”, attacca anche Eleonora Forenza. Secondo l’eurodeputata de L’Altra Europa con Tsipras il problema è che “si continua nel solco delle politiche di austerità volute da Merkel e Juncker, senza che nulla cambi, senza che si comprenda che le ricette adottate fino ad ora hanno fallito”. Bruxelles ha imposto “politiche del rigore, ovvero tagli al welfare, e nessun intervento pubblico a tutela delle fasce più deboli, dei disoccupati, dei pensionati e dei lavoratori”, che è quello “che è stato fatto in Italia, cioè, da Monti in poi, e che Renzi continua a fare proprio sotto dettatura di Bruxelles, e il jobs act ne è l’esempio più lampante”.
Anche Forenza parla di una “sudditanza dei governi europei verso la Merkel”, che “si palesa anche nella gestione della Banca centrale europea, l’unica che non presta soldi direttamente agli Stati ma li regala o quasi alle banche private”. L’esempio più lampante di “una Europa malata, incapace di creare sviluppo, occupazione e buone pratiche democratiche” è “quello che è stato fatto alla Grecia”, dove “proprio la Commissione europea si è dimostrata tanto inflessibile nell’imporre politiche di austerità quanto inefficace nel controllo di colossi privati, che si tratti di banche o industrie automobilistiche”.