Bruxelles – L’indipendentista Carles Puigdemont, sindaco di Girona, è stato eletto domenica sera nuovo presidente della Catalogna al primo turno dal parlamento di Barcellona con 70 voti a favore, 63 contrari e due astensioni. L’elezione di Puigdemont, giunta a due ore dallo scadere del termine che avrebbe comportato automaticamente nuove elezioni regionali, è stata possibile grazie al passo indietro fatto dal presidente uscente Artur Mas quale la sinistra radicale della Cup – una delle due forze che compongono la maggioranza indipendentista uscita vincitrice dalle elezioni del 27 settembre – aveva posto un veto insuperabile.
Il nuovo presidente della Generalità catalana ha preso la parola dopo il voto ringraziando il parlamento ed ha concluso con “Visca Catalonia Llivre” (“Viva la Catalogna libera”). A favore di Puigdemont hanno votato i 62 deputati della Lista Junts pel Si (Convergenzia Democratica di Catalogna e Sinistra Repubblicana Catalana) e 8 dei 10 parlamentari dell’altra lista indipendentista, quella dei radicali della Cup. Contro si sono pronunciati i 63 deputati di Ciudadanos, Psc, Podemos e Pp. Due deputati della Cup si sono astenuti.
La presidenza Puigdemont rilancia dunque la battaglia per l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna ed è stato lo stesso neopresidente, nel discorso di investitura al parlamento catalano, a confermare in toto il progetto di Mas: arrivare all’indipendenza entro il 2017, gettando le basi nei prossimi 18 mesi per arrivare alla Repubblica catalana. “Entriamo in un periodo eccezionale” fra “post-autonomia e pre-indipendenza” ha annunciato. La mozione che il parlamento catalano ha approvato il 9 novembre – ma rimasta ferma per il rifiuto della Cup di rieleggere Mas, e poi ‘annullata’ dalla corte costituzionale spagnola – dichiara l’inizio del processo per la creazione della repubblica catalana indipendente. Puigdemont, sindaco di Girona – la città più indipendentista della Catalogna – e presidente dell’Associazione dei Municipi catalani per l’indipendenza, ha detto oggi che lo applicherà, nonostante il veto di Madrid: “Non sono tempi – ha avvertito – per i codardi”.
Entro un mese metterà in cantiere leggi per definire il quadro del processo di ‘disconnessione’ dalla Spagna, e creare le nuove istituzioni del futuro stato indipendente, un’Agenzia fiscale, un’Agenzia della sicurezza sociale catalane. Puigdemont ha anche detto che il governo catalano punta a internazionalizzare il processo di secessione, auspicando trattative con il governo spagnolo e l’Ue.
Tutte mosse che pongono Barcellona in aperta rotta di collisione con Madrid, dove la situazione politica bloccata creata dalle legislative del 20 dicembre rende fragile il governo uscente del premier Mariano Rajoy, durissimo avversario della secessione catalana. L’elezione di Puigdemont e la conferma della maggioranza indipendentista mette sotto forte pressione i partiti spagnoli finora incapaci di delineare una nuova maggioranza di governo, con in prospettiva un possibile ritorno alle urne fra due-tre mesi. Rajoy, primo arrivato alle politiche ma senza maggioranza, si scontra con il veto dei socialisti a una Grande Coalizione alla tedesca. Il leader del Psoe Pedro Sanchez punta invece a una coalizione ‘alla portoghese’ con Podemos, che però esige un referendum sull’indipendenza catalana che i vertici socialisti escludono. La nuova emergenza catalana, secondo El Pais, potrebbe però spingere il Psoe a riconsiderare l’offerta di una grande coalizione anti-secessione con Rajoy e con Ciudadanos. Il premier in carica anche stasera ha ribadito: “Il governo non consentirà nemmeno un singolo atto che possa ledere l’unità e la sovranità della Spagna”. Lo scontro fra Madrid e Barcellona sembra sempre più inevitabile.
Articolo tratto da repubblica.it