Bruxelles – Se il 2015 è stato l’anno più duro per la libera circolazione europea, il 2016 appena iniziato si apre sotto auspici ancora peggiori. Solo oggi ricompaiono i controlli alle frontiere in altri due Paesi Ue: Svezia e Danimarca. Stoccolma, che ha ricevuto nell’anno appena concluso oltre 150mila richieste di asilo, ha reintrodotto i controlli di identità per i viaggiatori provenienti dalla Danimarca nel tentativo di ridurre l’afflusso dei migranti. I controlli vengono effettuati sui collegamenti dei traghetti e all’ingresso del ponte di Oresund che collega Copenaghen con la città svedese di Malmo, mentre chi viaggia in treno dovrà cambiare all’aeroporto di Copenaghen per sottoporsi ai controlli. Misura che rischia di complicare non poco la vita dei molti pendolari che si spostano ogni giorno per lavoro.
Ma sull’altra sponda del mare, la Danimarca non è meno preoccupata e anche lì il governo ha deciso di reintrodurre da oggi i controlli ai confini. La misura, che è stata notificata alla Commissione europea questa mattina, è scattata alle 12 di oggi e resterà in vigore fino al 14 gennaio. Il commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos ha già parlato con il ministro danese competente e, come per tutte le deroghe alla libera circolazione, ora Bruxelles valuterà l’effettiva esistenza delle cause di “pubblica sicurezza e ordine interno” invocate dal Paese e stabilirà se sussistono le necessarie condizioni di “necessità e proporzionalità”, spiega la portavoce della Commissione Ue per l’immigrazione, Tove Ernst.
Con i nuovi controlli, l’effettiva area Schengen si fa sempre più piccola: fino ad ora hanno già notificato alla Commissione europea deroghe alla libera circolazione anche Norvegia, Austria, Germania e Francia. In questa situazione il sistema Schengen “è a rischio” ammette Martin Schaefe, portavoce del ministro degli Esteri tedesco, secondo cui “la libertà di movimento è un principio importante, uno dei risultati più grandi dell’Unione europea negli ultimi anni, ma è in pericolo a causa del flusso di profughi”. Il portavoce del governo di Berlino, Steffen Seibert ha invece confermato che il primo ministro danese, Lars Loekke Rasmussen, aveva informato telefonicamente la cancelliera della decisione di riattivare i controlli di confine e ha ricordato che “la soluzione non verrà trovata ai confini nazionali fra il Paese A e il Paese B” ma serve una “soluzione europea”.