Roma – “Non ho dichiarato guerra all’Europa, chiedo solo di far rispettare tutte le regole a tutti”. Nella consueta conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, traccia anche il bilancio 2015 dei rapporti tra il suo governo e Bruxelles, sottolineando che “l’Italia non chiede deroghe” all’Unione europea su nessuna delle regole comuni, né su quelle di bilancio, né su quelle relative ai salvataggi degli istituti di credito, ma pretende che anche gli altri partner rispettino i patti, ad esempio sul surplus commerciale, sull’immigrazione, sulle priorità legate alla politica energetica. A chi legge questo come l’ennesimo attacco all’Ue, Renzi risponde che, al contrario, si tratta di una “difesa dell’Europa”. Sta di fatto che non si frena la sua vis polemica dopo le posizioni critiche espresse nel corso dell’ultimo vertice europeo.
Come ogni anno, uno dei confronti più difficili con Bruxelles riguarda la legge di Stabilità. Sul bilancio 2016, approvato prima di Natale, Renzi sottolinea che “l’Italia non ha chiesto tutta la flessibilità possibile” in base ai trattati, e si mostra fiducioso sul giudizio che la Commissione europea esprimerà in primavera.
Ritiene che le richieste di flessibilità avanzate dal nostro Paese – un margine dello 0,5% del Pil per le riforme, un altro 0,3% per gli investimenti e un ulteriore 0,2% per le spese legate all’accoglienza dei migranti – “saranno accolte”. Perché se è vero che la manovra è fatta in deficit, puntualizza, “lo è meno degli altri anni, tant’è che nel 2016 il rapporto deficit/Pil andrà giù”. Per il premier l’esecutivo rispetta le regole di bilancio e chiede che altri le rispettino, come “quelle sul surplus commerciale” violate dalla Germania.
La polemica con Berlino rimane aperta anche sulla questione energetica, con Renzi che rinnova la richiesta di dare lo stesso peso, nell’ambito dell’Unione dell’energia, ai progetti di ampliamento del North Stream, il gasdotto che interessa in particolare la Germania perché porta sul territorio tedesco il gas russo, e quello del South Stream, che invece ha come terminale l’Italia ma la cui realizzazione è stata per il momento accantonata.
L’inquilino di Palazzo Chigi tira le somme anche sulla questione immigrazione. “Siamo soddisfatti del risultato politico – indica – ma non di quello pratico”. Rispetto all’Agenda europea per le migrazioni, infatti, “l’Italia ha fatto il 50% degli hotspot previsti, mentre le relocation dal nostro Paese sono allo 0,2% e nessun rimpatrio è stato fatto dall’Ue”. Il presidente del Consiglio promette che sugli hotspot italiani si andrà avanti “perché identificare chi arriva è una questione di sicurezza nazionale”, ma si attende di vedere progressi anche sui punti che chiamano in causa gli altri partner. Riguardo alle procedure di infrazione contro l’Italia, il premier trova “esilarante” che se ne proponga “una per non aver preso le impronte digitali e, contemporaneamente, una per aver espulso troppo presto” alcuni migranti.
Altro tema spinoso è quello del salvataggio dei 4 istituti di credito, Banca Marche, Banca Etruria e le casse di risparmio di Ferrara e di Chieti. Dopo il rimpallo di responsabilità tra le autorità italiane e la Commissione, Renzi ribadisce di aver agito nel rispetto delle regole europee, ma accolla il peso della vicenda sulle spalle della classe politica che lo ha preceduto, perché “se quando si poteva avesse fatto un ventesimo di quello che ha fatto Merkel per le banche tedesche, ora la situazione sarebbe sicuramente migliore”. Adesso però le regole sono diverse, e anche se esclude “categoricamente” la possibilità di un rischio sistemico per il sistema creditizio italiano, il premier promette che se in futuro ci sarà bisogno di nuovi interventi “non chiederemo deroghe all’Europa”.
Nella lunga conferenza stampa, il premier ha dato anche la sua spiegazione del successo che “i populisti” hanno registrato in Europa nel corso dell’anno. Il motivo, secondo Renzi è “la mancanza di crescita economica”. A suo avviso, infatti, “le due Le Pen avrebbero avuto lo stesso successo elettorale in Francia anche senza gli attentati del Bataclan”, perché il malcontento e l’euroscetticismo hanno origine, spiega, nel fatto che “la politica economica dell’Europa non ha seguito la strada giusta”, preferendo puntare sul rigore e lasciando da parte le politiche per l’occupazione, la crescita e gli investimenti. Un tema sul quale, anche nel 2016, l’Italia insisterà perché si “cambi verso”, promette Renzi.