Bruxelles – Non si placano le polemiche tra Roma e Bruxelles per la ristrutturazione di CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria. Il governo di Matteo Renzi ha minacciato di pubblicare la lettera riservata con cui i commissari alla Stabilità finanziaria e alla Concorrenza, Jonathan Hill e Margaret Vestager, dicevano di no al piano di salvataggio che avrebbe tutelato anche i risparmiatori oltre ai correntisti attraverso l’utilizzo del Fondo interbancario di tutela dei depositi. Lettera che poi è stata pubblicata dalla Reuters (scaricala qui). Ma cosa è successo e come erano motivare le decisioni dell’Europa?
Il fallimento delle 4 banche
Le quattro banche regionali CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria a causa di una cattiva gestione avevano riempito i bilanci di sofferenze, per un totale di 8,5 miliardi di euro. Le banche erano commissariate da Bankitalia e quando la situazione è diventata insostenibile sono state ristrutturate dal governo con il decreto salva-banche del 23 novembre. Sono stati creati 4 nuovi istituti che hanno rilevato tutte le attività “in salute” dei vecchi nonché le filiali e i dipendenti. Parallelamente è stata creata una una bad bank comune con tutti i titoli e gli asset cattivi. L’operazione di salvataggio ha un valore complessivo di 3,6 miliardi di euro, ma avviene senza che vi sia lo stanziamento diretto di soldi pubblici perché le risorse sono prese dal Fondo di Risoluzione. Bruxelles diede il via libera a questo piano perché in questo modo “gli attuali azionisti e detentori di debiti subordinati hanno contribuito a coprire i costi, riducendo al minimo il fabbisogno di aiuti di stato secondo i principi di condivisione degli oneri”. Su risparmiatori e azionisti ricadono gran parte delle perdite.
Le regole sul bail-in e il divieto di Bail-out
Il 16 novembre l’Italia aveva recepito la direttiva sul risanamento e sulla risoluzione delle banche (2014/59/UE) nel diritto nazionale. La direttiva impone ai governi dell’Ue di salvaguardare la stabilità finanziaria, prendendo misure appropriate per limitare l’uso di fondi pubblici. Gli Stati europei l’hanno approvata per evitare che, come nel corso della crisi finanziaria, venissero usati miliardi di fondi pubblici per pagare gli errori degli istituti finanziari. Facendo salve le tutele per i correntisti che hanno risparmi fino a 100mila euro, le nuove regole impongono che i rischi non siano assunti più dai cittadini contribuenti ma dagli azionisti e dagli obbligazionisti delle banche fallite che hanno acquistato i titoli più rischiosi come i bond subordinati, titoli che promettono rendimenti più sostanziosi di quelli ordinari, ma espongono i risparmiatori a un grado di rischio molto elevato, simile a quello assunto di chi acquista un’azione.
Il no all’uso del Fondo interbancario di tutela dei depositi
Precedentemente il governo aveva pensato a un altro piano, quello bocciato dalla famosa lettera, che mirava a usare il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fidt) per far fronte ai dissesti delle quattro banche senza ricorrere al modello europeo, che implicava il colpo di forbice sul risparmio. Il Fidt è alimentato con 2,2 miliardi dai contributi di 208 banche italiane, e serve come garanzia dei conti correnti, conti deposito (anche quelli vincolati), gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi (non quelli al portatore). Ma dal Fitd non vengono garantiti investimenti quali titoli di Stato, obbligazioni, i pronti contro termine e le azioni. Per questo Bruxelles aveva rilevato il rischio di aiuto di Stato perché per quanto i suoi fondi siano privati e non pubblici, sarebbero comunque stati utilizzati dal governo a sua discrezione e contro gli scopi originari per cui erano stati raccolti.
Rimborsi solo ai risparmiatori frodati
Bruxelles non ha posto il veto ai rimborsi di tutti i risparmiatori, ma ha chiarito che il rimborso deve essere garantito a chi è stato frodato. Il commissario Hill ha affermato di ritenere che CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria avessero venduto “prodotti inadatti a persone che forse non sapevano cosa compravano”. Vendevano cioè prodotti finanziari a clienti inesperti, attirandoli con le più alte percentuali di interesse promesse rispetto ai conti tradizionali, senza però metterli al contempo in guardia dai rischi collegati a questi investimenti, tra cui quello di perdere il proprio investimento in casi di ristrutturazione della banca. Per questo l’Ue ha suggerito all’Italia di mettere in piedi un arbitrato per consentire ai risparmiatori di chiedere un risarcimento da parte delle banche per il potenziale ‘misselling’. Il rimborso potrebbe essere anticipato dallo Stato ma solo a patto che questo poi si faccia risarcire poi dalla bad bank, su cui devono ricadere tutte le perdite.