Bruxelles – Un governo di coalizione, soluzione inedita finora nella Spagna postfranchista, oppure nuove elezioni in primavera. Questo è il risultato cui ha portato il voto di ieri che ha visto il Partito popolare del premier Mariano Rajoy arrivare in testa ma senza maggioranza assoluta.
“Cercherò di formare un governo – ha detto Rajoy questa notte dalla sede del partito conservatore – credo che la Spagna abbia bisogno di un governo stabile”. Con i risultati definitivi delle elezioni spagnole il voto scrutinato il Partido Popular conferma i sondaggi della vigilia assicurandosi 123 seggi del Congresso (28,7% delle preferenze, ma un terzo dei deputati in meno rispetto al 2011) contro i 90 dei socialisti (22%, meglio del previsto ma pur sempre peggior risultato della sua storia): le due principali formazioni, lontane dalla maggioranza assoluta e di poco sopra il 50% complessivo, tengono a distanza gli emergenti di Podemos (20% e 69 seggi nelle sue varie liste collegate) e Ciudadanos (14% e 40 seggi, risultato assai deludente rispetto alle attese della vigilia).
Diciassette seggi invece per i due partiti indipendentisti catalani, Democracia i Llibertat ed Erc (superati nettamente dalla lista catalana di Podemos); sei sono andati al Partito Nazionalista Basco e solo due agli ex comunisti di Izquierda Unida, i cui voti sono stati fagocitati di fatto da Podemos. L’affluenza ha superato il 73%, cinque punti in più rispetto al 2011. “Bisognerà discutere a lungo, dialogare ed arrivare a degli accordi”, ha detto il premier davanti a centinaia di sostenitori che gridavano: “Spagna! Spagna!”. “Abbiamo dovuto prendere delle decisioni difficili”, nel corso di questi ultimi quattro anni per lottare contro la crisi”, ha riconosciuto Rajoy, “ma ho fatto ciò che credevo fosse utile nell’interesse generale della Spagna”.
Articolo tratto da Askanews. Grafica da El Pais.
Il commento della Commissione europea: “Ci auguriamo che si formi governo stabile”
“Ci felicitiamo con Rajoy per aver ottenuto il maggior numero di seggi, e nonostante tutte le difficoltà abbiamo la speranza che un governo stabile possa essere formato in modo tale che la Spagna possa continuare a lavorare in stretta collaborazione con le istituzioni comunitarie e i partner europei”, è stato il commento della portavoce della Commissione Mina Andreeva
La procedura per la nomina del primo ministro è disciplinata dall’articolo 99 della Costituzione del 1978 e vi accenna brevemente il regolamento del Congresso dei Deputati, la Camera bassa. La regola afferma in sostanza che il candidato proposto dal re sarà insediato come presidente se otterrà la fiducia della maggioranza assoluta dei deputati al primo turno o la maggioranza semplice in una seconda convocazione, 48 ore dopo la prima. In caso di mancato raggiungimento di questa maggioranza il re può proporre altri candidati. Se dopo due mesi dalla prima votazione di investitura non si trova una maggioranza, il Parlamento sarà sciolto e vengono convocate nuove elezioni generali.
La nomina del presidente del governo, che una volta nominato nomina i suoi ministri, è un compito che spetta essenzialmente alla Camera spagnola. Tuttavia, in questo contesto di divisione politica, la figura del re come mediatore e negoziazione di un’intesa potrebbe essere esaltata.
Il processo inizierà il prossimo 13 gennaio, quando il Congresso dei deputati terrà la sua riunione inaugurale con il giuramento, la formazione degli ufficiali e l’elezione del Presidente della Camera. A questo punto il re inizierà le sue consultazioni.