Bruxelles – E’ una giornata nera per le relazioni tra Unione europea e Russia. Mentre scatta il rinnovo per altri sei mesi delle sanzioni europee nei confronti di Mosca, si è costretti a constatare che non è possibile trovare un accordo sull’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio tra Ue e Ucraina a partire dal 1 gennaio 2016. Al cosiddetto Dcfta (Deep and comprehensive free trade area) si lavora già da dalla firma dell’accordo di associazione tra Ue e Ucraina nel giugno 2014, ma l’idea di un commercio privilegiato tra Kiev e i Ventotto ha sempre incontrato la forte opposizione di Mosca che era riuscita ad ottenere un posticipo dell’entrata in vigore delle agevolazioni commerciali di ben 15 mesi, fino ad arrivare appunto al 1 gennaio 2016.
L’Ue ha cercato di smorzare le tensioni organizzando, già dal luglio 2014, incontri trilaterali per tentare di placare le preoccupazioni russe. Eppure oggi, giunti al ventesimo incontro tra rappresentanti di Mosca, Kiev e Unione europea si è dovuto constatare che non c’è nulla da fare: raggiungere un accordo è impossibile. A complicare le cose soprattutto la decisione di Mosca di sospendere, a partire dall’inizio dell’anno nuovo, in concomitanza con l’entrata in vigore del Dcfta tra Russia e Ue, la zona di libero scambio esistente con l’Ucraina. Il decreto firmato dal presidente russo, Vladimir Putin, parla di “circostanze eccezionali che rischiano di compromette gli interessi e la sicurezza economica della Federazione russa”: il timore insomma, in mancanza di misure protezionistiche, era che il nuovo corso tra Bruxelles e Kiev rischiasse di inondare il mercato russo di prodotti europei.
Ma la mossa non è affatto piaciuta all’Ue: “Eravamo pronti a fare gli sforzi necessari per raggiungere un accordo condiviso. Per questo – lamenta dopo il fallimento dell’incontro di oggi la commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malmstrom – sono stata profondamente sorpresa dal decreto del presidente Putin del 16 dicembre 2015 che sospende gli obblighi della Russia nei confronti dell’Ucraina nel quadro del Cis Fta” cioè l’area di libero scambio tra Russia, Ucraina, Bielorussia, Uzbekistan, Moldavia, Armenia Kirghizistan e Kazakistan. “Questa misura – continua la commissaria – va contro il mandato, lo spirito e l’obiettivo di questi dialoghi”. A Bruxelles non è andata giù in particolare l’insistenza di Mosca sulla necessità di un accordo legalmente vincolante che di fatto avrebbe portato alla riapertura dell’accordo Ue-Kiev che la Commissione non vuole nemmeno prendere in considerazione. “Come è stato stabilito fin dall’inizio dei dialoghi e confermato dal presidente Junker la scorsa settimana il Dcfta non può essere emendato, né direttamente né indirettamente”, chiarisce Malmstrom.
Riconoscendo il fallimento, dopo l’incontro tra Malmstrom, il ministro degli Esteri ucraina, Pavlo Klimkin e il ministro per lo Sviluppo economico russo, Alexei Ulyukayev, la Commissione ha comunque offerto a Mosca di continuare i contatti con incontri trilaterali a partire dal 1 gennaio 2016, a condizione che Mosca mantenga i suoi impegni nel Commonwealth of Independent States (Cis Fta). In questi mesi gli incontri a tre tra Bruxelles, Mosca e Kiev si sono concentrati soprattutto su tre aree: barriere tecniche al commercio, misure sanitarie e fitosanitarie e operazioni doganali, temi di cui si può continuare a discutere.
Oggi intanto è diventato effettivo il rinnovo per ulteriori sei mesi delle sanzioni europee nei confronti di Mosca per la crisi ucraina. Dopo le resistenze dell’Italia, che ha fatto slittare la procedura chiedendo una discussione prima della decisione, l’accordo è arrivato venerdì nel corso della riunione degli ambasciatori permanenti dei Ventotto e oggi è stato approvato dalle capitali con procedura scritta.