Bruxelles – Un clima da tribunale, come definito da alcuni degli stessi partecipanti, e posizioni diametralmente opposte che non riuscivano assolutamente a trovare una sintesi. Al Parlamento europeo si è svolto un acceso dibattito tra il rappresentante di Uber in Europa e quelli dei tassisti. La commissione Trasporti ha organizzato un’audizione per provare ad affrontare il tema che da mesi, tra strade, parlamenti e tribunali, sta infuocando il dibattito in Europa: Uber è un’applicazione di economica condivisa o un programma che permette di svolgere da abusivi il mestiere del tassista?
“Trovo positivo che si discuta non sul ‘se’ ma sul ‘come’ Uber deve svilupparsi in Europa”, ha affermato Mark McGann, il responsabie per l’Europa dell’azienda, secondo cui Bruxelles “deve ammodernare il suo quadro normativo tenendo presente il lavoro delle aziende innovative come noi o anche AirBnb”. McGann ha affermato che Uber “non è un’azienda di trasporti ma una piattaforma digitale che permette i trasporti”. La definizione non è secondaria perché proprio su questo punto si basano diversi contenziosi legali in giro per l’Europa e sul tema è attesa una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue l’anno prossimo. L’azienda è presente in 23 Stati europei ma è stata bloccata in Paesi come Italia, Germania, Spagna e Belgio in seguito alle proteste dei tassisti, e alle cause da loro intentate.
“Le norme valgono per tutti, la concorrenza si basa su questo”, e perciò “bisogna opporsi con tutti gli strumenti legali possibili a Uber e tutte le altre applicazioni che non rispettano le regole”, ha chiesto Roberto Parrillo a nome della Federazione dei lavoratori europei dei trasporti. Per Parrillo si deve distinguere tra economia condivisa e business, e capire che Uber “è business”, è un’azienda che fa profitti ma che invece di rispettare le regole che rispettano gli altri “cerca di imporre le proprie regole fino a quando i politici o i tribunali non la fermano”, e per questo “Uber dovrebbe essere vietato in tutta Europa”. “I loro autisti non sono certificati e professionali”, ha aggiunto Michael Nielsen della International Road Transport Union, che ha accusato Uber di “non assumersi alcuna responsabilità” e di voler “lavorare come un tassista privato senza però dare le stesse garanzie di sicurezza”.
“Ogni veicolo è assicurato privatamente e se succede incidente e l’autista non copre i danni al passeggero Uber ha una polizza generale assicurativa che rispetta i regimi di ogni Paese”, ha assicurato McGann che ha spiegato anche che “l’80% dei guadagni di ogni viaggio viene dato all’autista che in Francia ad esempio è registrato come lavoratore autonomo”, e in quanto tale paga le sue tasse, così come le paga l’azienda “che è registrata nei Paesi Bassi di cui rispetta le leggi”.
Piuttosto dalla parte dei tassisti gli eurodeputati, la maggior parte dei quali hanno criticato quella che ritengono essere la slealtà del servizio che non rispetterebbe le regole come le altre aziende, pur sottolineando la necessità di sostenere i servizi innovativi. “La concorrenza deve essere leale e non non sleale, le condizioni devono essere uguali”, ha sintetizzato il presidente della commissione Trasporti, Michael Cramer del Verdi che in attesa di un giudizio definitivo dell’esecutivo comunitario ha chiesto che si lavori a una normativa Ue “che serva da garanzia e consenta al servizio, se potrà continuare ad esserci, di non dover essere presente solo in alcune città e in altre no”.