Roma – Le missioni dell’Unione europea in giro per il mondo, dal Kosovo al Mali, dalla Libia all’Ucraina, vedono la partecipazione di civili che apportano il loro contributo per assicurare stabilità in aree di crisi o di post-conflitto. Anche gli italiani vi partecipano, con una settantina di professionisti dispiegati in 15 teatri caldi e due capi missione, in Medio Oriente e in Kosovo. Qual è il loro ruolo? Come operano? Quali difficoltà incontrano? Sono domande che troveranno risposta nel corso dell’incontro ‘Civili in missione – L’esperienza italiana nelle missioni dell’Unione europea”.
Organizzato dal ministero degli Esteri in collaborazione con l’Istituto affari internazionali (Iai), l’appuntamento si aprirà oggi alla Farnesina e durerà due giorni, durante i quali esperti, rappresentanti delle istituzioni e ricercatori si confronteranno su quali siano le pratiche migliori da condividere e come migliorare l’impatto che questo contributo civile alle missioni può dare.
Ad aprire i lavori sarà il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova e nel pomeriggio di oggi prevede il lavoro di due gruppi: il primo sull’operatività e l’efficacia delle missioni, il secondo su nuove opportunità, reclutamento e formazione. Venerdì mattina le discussioni dei due gruppi troveranno una sintesi nel rapporto finale, che conterrà raccomandazioni per il miglioramento dell’impatto delle missioni Ue. L’intervento conclusivo dei lavori sarà affidato a Lamberto Zannier, segretario generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Al termine sarà possibile partecipare alla visita guidata del Ministero, nell’ambito di ‘Farnesina porte aperte’, seguendo un percorso storico.