Le elezioni generali in Spagna del 20 dicembre probabilmente trasformeranno il panorama politico del paese. I sondaggi suggeriscono la fine del sistema bipartitico che ha dominato la politica spagnola fin dal consolidamento della sua democrazia. La frammentazione del voto era già diventata evidente durante le elezioni europee e le elezioni locali e regionali di quest’anno. Caratteristica centrale di questo nuovo panorama è l’emergere improvviso di due nuovi partiti di sinistra e di centro destra, Podemos e Ciudadanos, che sfidano la cultura politica dei partiti ormai radicati nella democrazia spagnola. La legittimazione stessa del sistema politico è messa in dubbio dopo sette anni di crisi economica, austerity e disoccupazione, accompagnati dallo scandalo di corruzione e clientelismo fin nel cuore stesso della politica. Le parole che più risuonano alle manifestazioni elettorali dei due nuovi partiti sono rinnovamento e rigenerazione.
Se bisogna credere ai sondaggi, comunque, è difficile che le elezioni portino ad un risultato netto. Dal contesto sembrerebbe più corsa a quattro cavalli senza un chiaro vincitore. L’aritmetica parlamentare data dai sondaggi suggerisce che nessun partito emergerà con la maggioranza assoluta di 176 seggi o più in un parlamento da 350 seggi. Se ciò accade, si deve tenere una seconda votazione al Congresso dopo 48 ore nella quale il partito che ha vinto la maggioranza semplice dei seggi è invitato a formare il governo. Secondo i sondaggi, il Partito Popolare (PP) attualmente al governo dovrebbe ottenere più seggi di qualsiasi altro partito. Eppure dal punto di vista politico è il partito che meno probabilmente potrebbe formare un governo di minoranza o di coalizione. Dal punto di vista aritmetico, il PP e Ciudadanos potrebbero allearsi per formare un governo. Assieme potrebbero raccogliere fra 169 e 194 seggi. Nessuna combinazione a sinistra sarebbe in grado di raggiungere un tale numero di seggi né lo potrebbe fare una coalizione fra Ciudadanos e il Partito Socialista Spagnolo (PSOE) senza il sostegno di Podemos, un poco probabile matrimonio di convenienza, almeno sulla carta, dato che sia Ciudadanos sia il PSOE si sono opposti ferocemente a Podemos. Molto dipende dai negoziati sulle posizioni e sulle politiche che senza dubbio stanno avvenendo dietro le quinte e che si intensificheranno nelle 48 ore che intercorrono fra un voto del congresso e l’altro.
I calcoli che puntano a una possibile coalizione PP-Ciudadanos combaciano con difficoltà con gli impegni elettorali presi dei partiti. Questo ovviamente è uno scenario familiare in molte nazioni europee, ma i dilemmi che comporta sono particolarmente gravi nel caso spagnolo. Ciudadanos è emerso a livello nazionale solo un anno fa, parzialmente in reazione agli scandali relativi alla corruzione che stavano scuotendo il Partito Popolare. Il suo leader, Albert Rivera, ha attinto dall’esperienza britannica di una coalizione dei LibDem con i Conservatori per avvisare del pericolo della perdita di legittimazione del partito in caso di una qualsiasi alleanza con il PP. Ciò significa che Cuidadanos è consapevole del rischio di contaminazione dato da un partito corroso da corruzione e clientelismo. Il suo programma ha attratto così tanti votanti perché invoca un fondamentale rinnovamento della vita politica, che includerebbe, fra le altre cose, l’abolizione del Senato, la trasformazione del sistema elettorale, e cambiamenti significativi alla Costituzione, ed è improbabile che il PP appoggi queste mozioni.
Gli scandali relativi alla corruzione e il leader poco carismatico rendono sorprendente la leadership del PP nei sondaggi. E il partito ha cercato di presentarsi come il migliore in grado di difendere l’economia. Dopo un declino del Pil pari all’8% fra il 2008 e il 2013, l’economia è ora in espansione da otto trimestri consecutivi e il Pil ora cresce a un tasso 3,1%. Il PP rivendica anche il suo ruolo di unico partito in grado di difendere l’unità nazionale di fronte alla sfida della secessione catalana. Il suo più grande test è forse la crescita di Ciudadanos come partito alternativo di centro destra che finora non è stato mai identificato con la piaga della corruzione. Ciò potrebbe causare un distacco fra il centro e la destra, e il PP, che ha sempre cercato di coprire la più grande fetta dello spettro politico, potrebbe ritrovarsi ad essere identificato solo come partito di destra. La macchina elettorale del PP si è quindi rivolta anche contro Ciudadanos.
Per quanto riguarda i socialisti, si rileva che hanno sofferto una perdita di intenzioni di voto verso Ciudadanos a destra e verso Podemos a sinistra. Loro identificazione con il vecchio sistema partitico bipolare, la loro gestione della recessione economica fra il 2007 e il 2011, uniti ai casi di corruzione fra i politici locali nelle roccaforti socialiste dell’Andalusia, hanno eroso la loro quota di voti dal 29% nel 2011 al 21% nel dicembre 2015, secondo un gran numero di sondaggi.
Anche la quota di intenzioni di voto di Podemos è scesa da circa il 30% a gennaio al 19% a dicembre. È probabile che tale decremento sia connesso alla crescita di Ciudadanos, che è emerso subito prima il punto più alto raggiunto da Podemos nei sondaggi di opinione. Podemos e i suoi alleati regionali potrebbero anche aver sofferto dalla polarizzazione dei due nazionalismi avversi in Spagna e in Catalogna, nei quali la questione delle identità supera l’economia e le politiche sociali. Sua difesa la giornata del diritto al referendum sull’indipendenza non riesce a fare breccia nel dibattito polarizzato sia in Spagna sia in Catalogna. Podemos potrebbe anche aver perso sostegno nella destra radicale nel cercare di consolidare la sua posizione di partito parlamentare. Gli sforzi fatti per mantenere l’appoggio del movimento popolare 15M ha avuto l’effetto di smobilitare il movimento. Anche nella competizione per il voto per la rigenerazione, i sondaggi indicano che i voti dei giovani tendono ad andare verso Ciudadanos piuttosto che verso Podemos, suggerendo che permane con forza la preoccupazione relativa alla corruzione piuttosto che quella relativa al capitalismo.
I sondaggi suggeriscono una segmentazione complessa del voto a seconda di età, impiego, regione e polarità urbane o rurali. Il partito conservatore al potere, il PP, sembra aver perso più della metà del voto giovanile del quale godeva due anni fa, mentre più del 20% degli over 65 afferma che voterà sempre PP. Questo gap di età di riflette anche nell’età dei candidati. Mentre il Presidente e leader del PP, Mariano Rajoy, ha 60 anni, i leader degli altri tre principali partiti hanno età comprese fra i 36 e i 43 anni. L’età media dei principali candidati del PP è di oltre 51 anni, mentre quella degli altri partiti è molto più bassa. Dei giovani votanti, studenti e disoccupati tendono a favorire Podemos, mentre chi lavora tende a votare in favore di Ciudadanos.
Secondo gli ultimi sondaggi, le aree rurali tendono a replicare il tipico voto bipartitico mentre le città riflettono la nuova frammentazione del sistema partitico; ciò favorisce i due partiti tradizionali, dato che il sistema elettorale privilegia i seggi rurali rispetto a quelli urbani. In termini di voti quindi, piuttosto che di seggi, il cambiamento dei modelli di voto potrebbe essere più grande di quello suggerito dai risultati.
Il comportamento elettorale varia anche a seconda della regione. La forza dei Socialisti rimane al Sud, mentre il PP continua a godere del sostegno del centro e del nord ovest. I risultati della Catalogna saranno in qualche modo messi in ombra dal continuo problema di dover negoziati sulla formazione di un governo che inizi il processo di ‘disconnessione’ dalla Spagna a seguito delle elezioni regionali del 27 settembre, anche se i sondaggi suggeriscono un calo nel sostegno dei partiti che rivendicano l’indipendenza. Nei Paesi Baschi il partito conservatore nazionalista, il Partido Nacionalista Vasco, dimostra di essere sempre in forze mentre il partito nazionalista radicale EH Bildu dovrebbe perdere due seggi in favore di Podemos, mentre, contrariamente al trend altrove, Ciudadanos non dovrebbe vincerne alcuno.
Per concludere, è azzardato predire il risultato elettorale per tutta una serie di ragioni. I due partiti che sfidano lo status quo si sono messi alla prova solo nelle elezioni europee e in quelle regionali e locali. Ci sono variazioni significative nei diversi sondaggi di opinione, che in ogni caso non tengono in considerazione l’attuale volatilità delle intenzioni di voto. Anche i votanti indecisi sono una legione, non meno del 41,6% in un sondaggio, il che rende qualsiasi predizione sul risultato elettorale ancora più rischiosa.
Eppure possiamo estrapolare due scenari ipotetici dai sondaggi. Finora, i Socialisti emergono come il partito che più probabilmente vincerà il secondo numero di seggi più alto dopo il PP, seguito ad una qualche distanza da Ciudadanos e Podemos in un testa a testa per il terzo posto. Una coalizione fra i Socialisti e Ciudadanos, con il socialista Pedro Sánchez come PM, e con astensioni negoziate di Podemos, potrebbe conquistare la maggioranza dei seggi. Rivera dovrebbe ingoiarsi la dichiarazione fatta – che avrebbe rifiutato di prendere parte ad un governo di coalizione guidato da Rajoy, Sánchez o Iglesias. A Podemos andrebbe bene essere visti come ago della bilancia, ed allo stesso tempo rimanere all’opposizione facendo campagna in favore di cambiamenti radicali. Un secondo scenario ancor più ipotetico deriverebbe dal tasso di popolarità dei quattro leader di partito, che Rivera guida di qualche punto. Un aumento tardivo del sostegno a Ciudadanos fra gli elettori indecisi potrebbe ragionevolmente portare ad una coalizione Ciudadanos-Socialist guidata da Rivera. Tutte le ipotesi sono aperte. L’incertezza del risultato elettorale è una misura della trasformazione del sistema partitico spagnolo.
Leggi l’articolo originale su Lse Blog.