Bruxelles – L’Italia è troppo lenta nel fare la sua parte nella gestione della crisi dei rifugiati: insufficiente l’apertura di un solo hotspot sui sei concordati, troppe poche le impronte digitali raccolte e correttamente inserite nelle banche dati europee. A fare il bilancio dell’impegno italiano sul fronte immigrazione è la Commissione europea, che nel suo rapporto sullo stato dell’arte nel nostro Paese non risparmia le critiche. Le autorità italiane, ricorda Bruxelles, hanno individuato sei hotspot a Lampedusa, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Augusta e Taranto ma ad oggi l’unico attivo è quello di Lampedusa, mentre altri due dovrebbero essere aperti a breve. Ancora troppo poco: l’Italia deve “completare la costruzione degli hotspot rimanenti entro l’inizio del 2016”, sollecita Bruxelles.
Non solo. l’Italia deve anche adottare misure per aumentare l’efficienza dei controlli e del rilevamento delle impronte digitali, carenza che ci è già valsa l’apertura di una procedura di infrazione. Per raggiungere il risultato, ulteriori sforzi devono essere fatti, anche a livello legislativo così da “fornire un quadro giuridico o più solido per svolgere le attività degli hospot e in particolare per consentire l’uso della forza nella raccolta delle impronte digitali” suggerisce la Commissione secondo cui, in questo quadro legale andrebbero incluse anche disposizioni “sul trattenimento più a lungo termine dei migranti che rifiutano di fornire le impronte digitali”. Un obiettivo del 100% di raccolta di impronte digitali, insiste Bruxelles, “deve essere raggiunto senza ritardi”.
Lento, troppo lento, anche il processo di relocation. Nonostante sia iniziata prima che in Grecia, evidenzia l’esecutivo Ue, “la ricollocazione dall’Italia procede tuttora a un ritmo di gran lunga inferiore a quello necessario per conseguire l’obiettivo generale di trasferire 39.600 persone in due anni”. Dopo i primi 19 eritrei trasferiti in Svezia ad inizio ottobre, sono state ricollocate soltanto altre 125 persone. Un numero irrisorio considerando che per rispettare il target se ne sarebbero dovuti trasferire 1.600 almeno al mese. Per le prossime settimane, poi, l’Italia ha individuato altri 186 candidati alla ricollocazione e ha presentato 171 richieste di ricollocazione ad altri Stati membri.
Fino ad oggi, soltanto dodici Stati membri hanno messo a disposizione dei posti per l’accoglienza dei migranti provenienti da Italia e Grecia, impegnandosi ad accogliere 1.041 persone. Diciannove Stati membri hanno nominato funzionari di collegamento per coadiuvare il processo sul campo. Gli Stati membri, esorta la Commissione Ue, devono aumentare in modo sostanziale il loro impegno e abbreviare i tempi di risposta per accelerare il funzionamento del meccanismo.
C’è infine il capitolo rimpatri: nel 2015 l’Italia ne ha effettuati oltre 14mila ritorni forzati di persone che non avevano diritto all’asilo e nell’ambito di Frontex ha partecipato a undici voli di rimpatrio congiunti di richiedenti asilo respinti provenienti da altri Stati membri. Un programma ora sospeso che, secondo Bruxelles, va ripreso quanto prima per ridurre l’elevato numero di richiedenti asilo respinti che restano nel Paese.