Bruxelles – Anche i cittadini europei che entreranno ed usciranno dai confini dell’Unione saranno controllati alla frontiera. È una delle misure proposte oggi dalla Commissione europea per proteggere lo spazio Schengen dalle infiltrazioni terroristiche, seguendo anche la volontà espressa dai capi di Stato e di governo nel vertice straordinario di novembre. “Il crescente numero di europei che lasciano il continente e tornano per scopi terroristici dimostra che non possiamo non avere i giusti controlli ai confini esterni”, ha dichiarato il primo vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Frans Timmermans, presentando le nuove norme al Parlamento di Strasburgo. Anche tra gli attentatori di Parigi c’erano cittadini con passaporto europeo (francesi e belgi) rientrati senza problemi in Europa dopo avere combattuto in Siria. Per evitare casi del genere “proponiamo un emendamento al codice Schengen per fare in modo che anche gli europei siano controllati sistematicamente all’ingresso e all’uscita e i loro dati siano confrontati con quelli di un database comune”, ha spiegato Timmermans secondo cui “questo aiuterà a fare in modo che chi rappresenta una minaccia per la sicurezza verrà bloccato ai confini”.
I controlli sistematici alle frontiere esterne terrestri, marittime e aeree al momento sono obbligatori solo per i cittadini dei Paesi terzi, mentre per quelli comunitari le guardie si limitano a un controllo del passaporto. L’idea adesso è invece per tutti di mettere a confronti i dati personali con quelli contenuti in diversi database come il sistema d’informazione Schengen, la banca dati dell’Interpol sui documenti di viaggio rubati e smarriti e i sistemi nazionali di sicurezza, al fine di verificare che le persone in arrivo non rappresentino una minaccia. La proposta rafforza l’obbligo di verificare gli identificatori biometrici nei passaporti dei cittadini dell’Ue in caso di dubbi sull’autenticità del passaporto o sulla legittimità del titolare.
Visto che i controlli dei documenti e quelli delle persone possono essere condotti parallelamente, secondo la Commissione le autorità dovrebbero essere in grado di consultare le banche dati pertinenti senza ritardare gli attraversamenti delle frontiere. Le norme prevedono comunque una certa flessibilità nei casi in cui controlli sistematici potrebbero esercitare un impatto sproporzionato sul flusso del traffico alla frontiera.
I controlli sistematici nelle banche dati sono eseguiti secondo un sistema “hit/no hit”: se la persona controllata non rappresenta un rischio, il controllo non viene registrato e i suoi dati non subiscono un ulteriore trattamento. Secondo la Commissione “questa modalità di utilizzo delle banche dati inciderà in misura molto limitata, e giustificata dagli obiettivi di sicurezza, sul diritto alla protezione dei dati personali”.